
I riti pasquali e della settimana sono un vero carnet di tradizioni nel sud dell’Italia. Non fa eccezione la Puglia e il Salento. Nella Grecìa (accento sulla ì) salentina, nove piccoli centri a sud di Lecce che ancora conservano il grìko (lingua neo greca), la Passione di Cristo è un misto tra pathos e tradizione che si rinnova.
Volendo dirla tutta, al contrario di ciò che si immagina, la “Passione di Cristo” è molto profana e poco religiosa, eccezion fatta per la storia di Cristo e dei suoi ultimi giorni, cantata da uomini (oggi anche da donne) che per anni rinnovano il rito e il momento. A Zollino, nel cuore della Grecìa salentina, a metà strada tra Maglie e Lecce, la Passione di Cristo che si tiene la Domenica della Palme, è cantata in lingua grìka e prende il nome de “I Passiuna tu Crhistù“.
La “Passione di Cristo”: le origini
Sulle origini della “Passione di Cristo” di Zollino e dell’intera Grecìa salentina non c’è nessuna certezza. Nessuna testimonianza scritta aiuta a ricostruire le origini del canto della Passione anche se si pensa possa risalire almeno all’ottocento. D’altronde “La Passione di Cristo” o, se preferite, “I Passiuna tu Christù“, si tramanda oralmente e anche le strofe variano, da borgo in borgo, nel numero e nel testo. Perfino il numero delle strofe, nella stessa Zollino, sono a volte più numerose e altre volte, forse anche per esigenze di brevità (come quando sono cantate dai bambini), sono in versione ridotta.
La melodia, invece, è quasi sempre la stessa nei vari centri della minoranza linguistica greca, ad eccezione del ritmo che cambia a seconda dei Cantori e dei vari centri di appartenenza.

La “Passione di Cristo”: la domenica della Palme
A Zollino “I Passiuna tu Christù” si tiene nella domenica della Palme, al termine della messa delle 11.00 e, negli ultimi anni, è cantata prima dai bambini e poi dagli adulti (nella versione prima le donne e poi gli uomini). Simbolo dei Cantori e della Passione di Cristo è la Palma (rami di ulivo) adornati da alcuni Santini a forma di protezione e rispetto di Cristo. Davanti ai Cantori qualche cesto per la raccolta delle offerte, adornati con nastri colorati, simbologia spesso usata nel Salento. Prima di arrivare sul sagrato della chiesa, tuttavia, il canto della Passione si teneva negli incroci delle vie al fine di raccogliere maggiormente gli omaggi che, ovviamente, non possono mancare (per rispetto e, forse, anche per scaramanzia).

Zollino: vedi anche
I Cantori della Passione
La formazione dei Cantori de la “Passione di Cristo” è sempre la stessa: due voci maschili che si alternano nelle strofe e un fisarmonicista. Negli ultimi anni, alle voci maschili sono state aggiunte quelle femminili che rendono ancora più coinvolgente il canto. Tuttavia i cantori sono associati per sesso. Pertanto un cantore maschio va con un altro di pari sesso e viceversa per le femmine. Le voci storiche di Zollino sono Antimo Pellegrino (ancora in attività) e Tommaso Lifonso. Tra le donne più anziane c’è Concetta Caputo ma giovani Cantori hanno iniziato a ritagliarsi lo spazio per portare avanti questa antica tradizione. Tra questi mi piace ricordare Donato Tundo, Loreto Tondi, Maristella Maniglia e Annunziata Tondi accompagnati alla fisarmonica da Mattia Manco.
Il Canto del riscatto
Si narra che negli anni scorsi la chiesa cattolica non vedeva di “buon occhio” i canti non “disciplinati” dai seguaci di Cristo e ancora oggi i Canti della Passione si tengono fuori dalle chiese, tutt’al più sul sagrato (come nel caso di Zollino). La querelle avveniva un po’ sulla scorta di Don Camillo e Peppone, qui in versione salentina.
Il testo de “La Passione di Cristo” varia a seconda di chi l’ha cantata negli anni e neppure lavori minuziosi di ricerca sono riusciti a trovare una versione standard del canto. Le origini, tuttavia, non lasciano dubbi. La Passione di Cristo è un canto di liberazione e di riscatto di un popolo contadino. Molti Cantori della Passione aspettavano la Pasqua per racimolare un po’ di offerte. Zollino, d’altronde, è un centro agricolo dove si coltivano (oggi) legumi di qualità e dove, fino agli anni ’90, la coltivazione del tabacco era il sostegno della maggior parte della popolazione.
Per alcuni anni, sul finire degli anni ’50 e fino al 1975, la Passione di Cristo di Zollino era stata abbandonata e ha rischiato seriamente di essere dimenticata. Grazie a Giovanni Pellegrino e alla Bottega del Teatro, per un paio di anni emigrato a Milano dove ha avuto modo di conoscere il teatro di Dario Fo, da 1975 la tradizione è saldamente in piedi e nuove generazioni, saggiamente indottrinate, continuano nell’intendo di tenere a galla ciò che i loro padri avevano intessuto.
La Passione di Cristo, in questo angolo d’Italia, è il riscatto di gente umile, contadini. Un canto di appartenenza che conserva una bellezza indescrivibile. Una ricchezza senza lustrini che affonda i suoi tesori nell’anima di gente, unica e ospitale.

Commenta per primo