Ed ecco che all’improvviso la gioia e l’eccitazione di un tempo si trasformarono in ansia, paura che non mi sarei trovata bene con la famiglia che mi avrebbe ospitato..non so, fui rapita da questa orribile sensazione, paura per ciò a cui stavo andando incontro.
Allora salutai i miei e, con le mie ansie, mi incamminai verso questa meta incognita….
Ecco che a Roma, incontrai altri ragazzi, che erano nella mia stessa “situazione” e questo mi tranquilizzò,e non ci pensai più di tanto..Così il 28 luglio, alle 13 circa ci imbarcammo sull’aereo e arrivammo all’aeroporto di Dublino, dove le nostre famiglie, per così dire “adottive” erano venute a prenderci.
Ahh, eccola la mia mamma dublinese..era una signora bionda, elegante nei suoi modi e subito mi mise a mio agio, facendomi alcune domande, evitando quell’odioso silenzio imbarazzante..a casa conobbi anche il figlio della signora, che all’inizio sembrava scostante, ma che poi si sarebbe rivelato un ottimo amico.
Ed ecco che ebbe inizio la mia vita da “dublinese”:
sveglia alle 7 e 30, doccia, colazione molto abbondante, con cereali, latte, succo di arancia, toast con marmellata e poi di corsa a prendere il bus che mi avrebbe condotto al college, per poter imparare sta benedetta lingua inglese..Devo dire che all’inizio era molto difficile riuscire a stare dietro ai discorsi dei nostri insegnanti, capire cosa ci dicevano, ma poi col tempo tutto fu più facile…
Ma, oltre ad andare a scuola, naturalmente visitammo la città..stupenda con quei prati verdi e quel cielo azzurro, che ti regala tramonti lunghi anche due ore, perchè d’estate qui il sole tramonta dopo le dieci di sera.
La sera si usciva per le vie del centro, Grafton Street la via principale con i tanti negozi, i pub, gremita di gente che si intratteneva ad ascoltare i molti cantanti di strada che suonavano strumenti popolari come arpe e zampogne e improvvisavano danze anche per coinvolgere noi che guardavamo..
Insomma, si respirava un’aria di allegria generale, voglia di divertimento..mi sembra ancora di sentire intonare il ritornello di Molly Malone, canzone simbolo di Dublino, in uno dei tanti pubs della città; Molly era un pescivendola che girava col suo carretto per le strade di Dublino invogliando passanti e massaie all’acquisto di: “Fresche, fresche oh! Vongole e cozze fresche, fresche!, anche se, per la sua avvenenza fisica, non tutti pensavano che Molly fosse solo una pescivendola!
Un edificio assolutamente da visitare, soprattutto per un’amante della birra come me, è lo stabilimento della Guinness Storehouse, la fabbrica a forma di Pinta dove nasce la magia della Guinness,che si trova in St.James’s Gate, circondato da alte mura di mattoni rossi; è formata da 7 piani, dove si può osservare il processo della creazione della Guinness, dal malto, all’acqua del Liffey (il fiume che attraversa Dublino) fino all’ultimo piano dove si trova il Gravity Bar, un bar panoramico con vista sulla città, devo dire davvero molto affascinante,da rimanere senza parole e qui finalmente, l’agognata degustazione, quella pinta di guinness sorseggiata godendomi quella vista spettacolare.
Una delle giornate più belle trascorse a Dublino fu sicuramente la gita a Howth e Bray,graziose cittadine situate alla periferia di Dublino, completamente immerse nel verde e affacciate sul mare …ti trovi, infatti, da una parte il mare, il mare d’Irlanda, fiero e forte come i suoi abitanti e dall’altra parte hai tutto il panorama di Dublino, città da amare anche se in cambiamento, si riesce persino a vedere l’ O’Connel Bridge, il Liffey che come un lento, stanco serpente, arriva alla tana..
Tra tutte queste gite e avventure si concluse così il mio mese in Irlanda…appena tornata a casa, avevo una nostalgia tale che avrei voluto subito ritornarci, per rivivere quell’esperienza, che in qualche modo, mi ha cambiato e mi ha fatto crescere.
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