
Quando c’è da effettuare un viaggio, andare in un villaggio o semplicemente scegliere una destinazione non c’è di meglio del consiglio di un amico. E’ quanto avrà pensato anche lo staff di TripAdvisor, sito leader delle recensioni online.
Friend of a Friend, infatti, è la nuova applicazione della corporate ex Expedia, che ha lo scopo di mettere in primo piano le recensioni dei propri “amici” presenti su Facebook. TripAdvisor da tempo si è accordato proprio con il social network di Zuckerberg per integrare al meglio le funzioni della propria piattaforma e da oggi, gli appassionati del genere, potranno contare sulle “raccomandazioni” degli amici.
Non so a voi cosa suscita questa iniziativa se euforia, indifferenza o fastidio. Ci troviamo di fronte ai contenuti prodotti da altri (il business di TripAdvisor consiste proprio nel far produrre materiale a costo zero, concetto figlio del Web 2.0) che però non può essere verificato. L’unica garanzia è quella dell’amico che tuttavia, potrà avere esigenze differenti dalla nostre.
“I consigli di viaggio degli amici sono incredibilmente utili, a volte però i nostri amici non sono in grado di consigliarci su un particolare hotel oppure su una specifica destinazione”, sostiene Adam Medros, Vice President of Global Product di TripAdvisor. “Ecco perché la nuova applicazione Friend of a Friend aumenta le probabilità di ricevere consigli di viaggio personalizzati grazie a TripAdvisor attingendo alle opinioni provenienti da una rete ancora più ampia di viaggiatori che conoscono le persone di cui ti fidi”.
Queste dichiarazioni mi fanno sorgere diverse perplessità. Perché chiamare “amici” semplici conoscenti (a volte neppure quello) presenti su una piattaforma che spesso è frequentata più per abitudine o curiosità che per altri scopi? Perché manipolare i contenuti e non lasciare libero che sia l’utente a scegliere qual è l’informazione di proprio interesse?
Ancora una volta TripAdvisor si affida a contenuto non verificato (è sempre nella bufera per le recensioni false). Ora, non solo propone con una tecnica opinabile tale contenuto ma dichiara candidamente che ci si fida più degli utenti (parlare di amico è davvero troppo) che di un esperto. Che non sia da rivedere questo processo che strizza l’occhio troppo al marketing e poco alle reali esigenti del turista o viaggiatore.
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