
Ho letto sul Corriere della Sera con estremo interesse un articolo che riporta i 52 siti individuati dalla Sogin, società preposta alla gestione degli impianti nucleari in Italia, che dovrebbero accogliere le scorie nucleari. Le zone individuate sono, nella maggior parte dei casi, nel centro sud.
Non sto qui a riproporre la “questione meridionale”, non sono la persona giusta, non è questa la sede e neppure il target idoneo, in questo blog si parla di viaggi e di tutto ciò che gira intorno. Ma pensare che alcune zone del nostro BelPaese accoglieranno nei prossimi anni scorie radioattive, non mi fa stare tranquilla. La cosa che mi fa storcere il naso è che ci sono delle splendide zone della Toscana (Tuscia), del Viterbese (Tuscia laziale), della Puglia e Basilicata (Magna Grecia), parte dell’accogliente Emilia che sono state ritenute idonee ad accogliere i rifiuti tossici nucleari. Sono aree a vocazione naturalistica che il viaggiatore adora perché conservano ancora un fascino senza tempo.
In questo speciale elenco, ne sono certa, nessuno vorrebbe entrare. Tanto più che saranno le regioni a dire la loro sull’argomento e la rivolta di Scanzano Jonico, in Basilicata, dove i rifiuti tossici stavano per entrare all’insaputa della popolazione, dovrà pur far riflettere gli enti e le persone che sono nella “stanza dei bottoni”. In cambio dell’ospitalità di questo sgradito ospite, in ogni caso, si assicura denaro sonante alle popolazioni come se poi la vita umana si acquistasse al mercato.
E poi: perché queste aree dovrebbero ricevere scorie per lo più prodotte nell’industrializzato nord? Da notare che il Piemonte, la Lombardia e il ricco Nord Est non hanno aree idonee, sarà un caso?
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