
Una volta, dalle mie parti, chi veniva da fuori veniva chiamato “forestiero”. Sia ben inteso, non era assolutamente un dispregiativo. Era semplicemente un appellativo per indicare una persona non nativa del luogo e che, appunto, veniva da fuori. In questi giorni d’estate, la cronaca italiana ci ha fatto conoscere un’iniziativa “particolare” intrapresa dal consorzio che gestisce le acque antistanti l’isola di Ischia rivolta, appunto, ai “forestieri”.
Ebbene, chi non “consuma” sull’isola non può ancorare la propria imbarcazione nelle acque ischitane. Il provvedimento sembra rispondere al motto di “salviamo le acque” dalle ancore che deturpano il paesaggio marino. Fino a quando c’è da salvare qualcosa, soprattutto la natura e le sue bellezze, sono sempre accanto di chi intraprende queste iniziative. Popolari o meno che siano. Quello che però non mi lascia tranquilla è la “soluzione” consigliata per poter beneficiare di una ormeggiata nelle acque dell’isola: è sufficiente pernottare o consumare pasti nei ristoranti di Ischia, come a dire: con i soldi, tutto si risolve con il beneplacito della natura.
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