Tour della Campania tra i siti patrimonio Unesco: itinerario di sette giorni

I siti patrimonio Unesco come chiave di lettura per la scoperta della Campania: il centro storico di Napoli, le città vesuviane di Pompei ed Ercolano, la Valle del Cilento, la Costiera Amalfitana, Caserta e Benevento.

Ravello in Costiera Amalfitana, Campania
Ravello in Costiera Amalfitana, Campania

Giorno 1 e 2: il centro storico di Napoli

Il centro storico di Napoli, patrimonio dell’Unesco, racchiude tremila anni di storia ed è il più vasto d’Italia (persino più esteso di quello di Roma). La sua peculiarità consiste nella conservazione quasi totale del tracciato viario di epoca greca, risalente all’VIII sec. a.C., tutt’oggi in uso. Si tratta dei cosiddetti Decumani.

Per entrare subito in sintonia con l’anima di Napoli è quindi essenziale iniziare con una esplorazione approfondita dei Decumani, corrispondenti alle vie della Sapienza, dell’Anticaglia e dei Santi Apostoli (Decumano Superiore), via dei Tribunali (Decumano Maggiore) e Spaccanapoli (Decumano Inferiore). Queste strade, e le stradine e piazze a loro interconnesse, custodiscono tanti tesori, grandi e piccoli: prima di tutto gli edifici religiosi, come il Duomo di San Gennaro, la Cappella Sansevero (con il suo Cristo Velato) e il Monastero di Santa Chiara. Ma si possono anche ammirare tracce della Neapolis greca e romana, l’arte popolare dei murales, o i bei palazzi, talora in condizioni un po’ precarie, ma con portali e scalinate di incredibile fascino.

Napoli di notte - ph Viaggi di Boscolo
Napoli di notte – ph Viaggi di Boscolo

La Napoli più nobiliare e da cartolina è quella di Piazza del Plebiscito, con il Palazzo Reale e il Maschio Angioino, della Galleria Umberto I e del Teatro San Carlo. Quest’ultimo è visitabile con tour guidati nel fine settimana. Ma ovviamente il modo migliore per gustarlo è andando ad assistere a una rappresentazione di opera, balletto o a un concerto di musica classica. E poi il quartiere liberty di Napoli che merita il viaggio.

Fin qui la superficie di Napoli. Ma la città ha anche un sorprendente volto sotterraneo che vale la pena esplorare per capire più a fondo la sua storia ed evoluzione. Esistono vari tour di Napoli sotterranea. Quello che offre probabilmente una visione generale più completa è la Napoli Sotterranea Percorso Ufficiale, che parte da Piazza San Gaetano al civico 68. Sempre per restare nel sotterraneo, quando si viaggia in metropolitana è bene osservare le sue stazioni che sono state trasformate in installazioni artistiche.

Metropolitana di Napoli, fermata Toledo - ©Foto Anna Bruno
Metropolitana di Napoli, fermata Toledo – ©Foto Anna Bruno

Infine, non può mancare una visita al Museo Archeologico di Napoli, considerato uno dei musei archeologici più importanti al mondo per quanto concerne l’archeologia romana. La sua visita è propedeutica alle escursioni a Pompei ed Ercolano, in quanto vi sono custoditi numerosi reperti provenienti da queste città, fra cui mosaici e pitture.

Museo Archeologico Nazionale di Napoli, interno
Museo Archeologico Nazionale di Napoli, interno

Cosa mangiare a Napoli

Il piatto nazionale di Napoli è la pizza e la Via dei Tribunali è stata soprannominata da molti “Via della Pizza Napoletana” per il grande numero di pizzerie che vi si trovano. Fra queste c’è quella di Gino e Toto Sorbillo, discendenti di una delle famiglie più antiche di pizzaioli a Napoli. I nonni di Gino, che aprirono una pizzeria in Via dei Tribunali nel 1935, misero al mondo ventuno figli, diventati poi tutti pizzaioli. La pizza di Gino e Toto Sorbillo è quella “dei vicoli poveri della città cioè più grande, generosa e accessibile a tutti”. Un’altra istituzione è L’Antica Pizzeria da Michele. Per mantenere al suo meglio la tradizione propone solo due pizze, la margherita e la napoletana, preparate con i migliori ingredienti disponibili sul territorio.

Infine, lo street food campano è un’esperienza gastronomica da non perdere assolutamente. Le principali specialità sono o’ cuoppo, cartoccio ripieno di delizie fritte (pesci, patate o mozzarelline), la pizza a portafoglio, la pizza fritta, la frittatina di pasta e il panuozzo, una via di mezzo fra la pizza e il panino.

Pizza napoletana di Sorbillo - Foto Anna Bruno
Pizza napoletana di Sorbillo – Foto Anna Bruno

Giorno 3: la costiera amalfitana

La Costiera Amalfitana è il tratto di costa campana, situato a sud della penisola sorrentina, che si affaccia sul golfo di Salerno. È un tratto di costa famoso in tutto il mondo per la sua bellezza naturalistica ed è sede di importanti insediamenti turistici, come Positano. Prende il nome dalla città di Amalfi, nucleo centrale della Costiera non solo geograficamente, ma anche storicamente in quanto fu una delle Repubbliche Marinare. La bellezza della costiera fu scoperta nell’Ottocento, durante il Grand Tour. Dopo il secondo dopoguerra è diventata una delle mete di vacanza del jet set internazionale.

Il modo migliore per spostarsi fra le località della Costiera è con i traghetti in partenza da Piazza della Concordia a Salerno oppure è consigliato noleggiare una barca a motore, sempre se si è forniti di patente nautica.

Costiera Amalfitana
Costiera Amalfitana

Giorno 4 e 5: Pompei ed Ercolano

Le città di Pompei ed Ercolano, sepolte dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., meritano un giorno di visita ciascuna. Sono facilmente raggiungibili da Napoli, utilizzando la linea Circumvesuviana, con partenza dalla stazione di Porta Nolana.

Pompei antica è stata seppellita sotto una coltre di ceneri e lapilli. Gli scavi, iniziati per volere di Carlo III di Borbone, hanno permesso di riportarla completamente alla luce. Pertanto vi si trovano tutte le possibili tipologie di edifici presenti nelle città romane: abitazioni private, i fori, locali artigianali e commerciali, edifici per spettacoli, terme e templi.

La città di Ercolano fu invece un luogo di vacanza per l’aristocrazia romana, come testimoniano le numerose ville come Villa dei Papiri. Fu completamente sepolta sotto una coltre di fango e materiali piroclastici a seguito dell’eruzione del Vesuvio: tale strato, col passare degli anni, si solidificò, formando un piano di roccia simile al tufo ma più tenero, che ha protetto i resti della città, pur rendendo più difficili gli scavi archeologici. Il teatro, in particolare, è ancora sepolto e, quando è aperto al pubblico, è accessibile tramite una serie di cunicoli di età borbonica.

Durante questi primi quattro giorni si può pernottare a Napoli e, per effettuare gli spostamenti, si possono utilizzare i mezzi pubblici. Al termine del quarto giorno, si consiglia di noleggiare un’auto e di trasferirsi a Salerno per la seconda parte del viaggio.

Scavi di Ercolano ©Foto Anna BrunoScavi di Ercolano ©Foto Anna Bruno

Giorno 6: il Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano

Nel Cilento e Vallo di Diano, tre sono i siti selezionati dall’Unesco come patrimonio dell’umanità: Paestum, Velia e la Certosa di Padula.

Paestum è una colonia della Magna Grecia, fondata dai Sibariti. L’estensione del suo abitato, racchiuso dalle sue mura greche, è ancora oggi ben riconoscibile. Paestum è nota soprattutto per i sui templi, miracolosamente giunti in ottime condizioni, tanto da essere considerati esempi unici dell’architettura magno-greca. Il Museo locale raccoglie una notevole collezione di reperti rinvenuti nelle aree intorno a Paestum, in primo luogo i corredi funebri provenienti dalle necropoli greche e lucane. Innumerevoli sono i vasi, le armi e le lastre tombali affrescate, fra cui la più famosa è quella del Tuffatore.

Anche Velia era una colonia greca, fondata dagli esuli Focei in fuga dalla loro terra minacciata dai persiani. L’area archeologica conserva perciò resti della città greca e il più noto è la Porta Rosa, l’esempio più antico di arco a tutto sesto in Italia, datato IV sec. a.C.

La Certosa di San Lorenzo a Padula è la prima certosa ad essere sorta in Campania, all’inizio del XIV sec. La sua ristrutturazione seicentesca l’ha trasformata in uno dei più sontuosi complessi monumentali barocchi del sud Italia, nonché una delle maggiori certose d’Europa.

Certosa di San Lorenzo conosciuta come Certosa di Padula
Certosa di San Lorenzo conosciuta come Certosa di Padula

Giorno 7: Benevento e Caserta

Le ultime tappe del tour sono Benevento e Caserta.

A Benevento si trova il complesso monumentale di Santa Sofia, che fa parte del sito seriale “Longobardi in Italia: i luoghi del potere”. Si sviluppa intorno alla chiesa, costruita nel 760 dal duca longobardo Arechi II. Il monastero annesso, la cui parte più notevole è il chiostro, ospita il Museo del Sannio che possiede, fra le altre, una notevole raccolta di reperti archeologici, comprendente anche molti resti di un tempio di Iside localizzato nella città.

Il monumento più noto di Caserta è indubbiamente Il Palazzo Reale noto come Reggia di Caserta, voluto a metà del XVIII sec. da Carlo di Borbone il quale, preso da una senso di competizione con i reali francesi e desideroso di donare a Napoli strutture tali da poter svolgere un ruolo di città-capitale di livello europeo, decise di inaugurare una reggia che potesse rivaleggiare in magnificenza e imponenza con quella di Versailles. La reggia, considerata l’ultima grande realizzazione del barocco italiano, è un grandioso complesso di 1.200 stanze. Il parco si estende per 3 chilometri di lunghezza, su 120 ettari di superficie.

Parco della Reggia di Caserta - Foto di Pietro Ricciardi
Parco della Reggia di Caserta – Foto di Pietro Ricciardi

Meno famoso della reggia, ma meritevole di una visita è il complesso di San Leucio. L’omonima collina fu acquistata nel 1750 da Carlo III di Borbone con l’iniziale presupposto di farne riserve di caccia e residenze secondarie per lo svago della famiglia reale. Successivamente, Ferdinando IV vi istituì una fabbrica per la manifattura della seta e ne fece la punta avanzata della sua politica industriale: un centro manifatturiero per la sua popolazione, divenuto successivamente una colonia regolata da uno speciale codice di leggi. Le produzioni di San Leucio fanno ancora oggi bella mostra di sé in Vaticano, al Quirinale, alla Casa Bianca e a Buckingham Palace.

San Leucio, Caserta
San Leucio, Caserta

Il vino del Sannio

Benevento è la dispensa del vino campano: la sua area produce da sola oltre la metà del prodotto DOC e IGT dell’intera regione. Il vino più conosciuto della zona è probabilmente la falanghina, un’uva bianca autoctona dal sapore fruttato. La prima bottiglia di falanghina è stata prodotta nel 1979 dalla Cantina Mustilli di Sant’Agata dei Goti che ha voluto scommettere su un vitigno che all’epoca era destinato solamente alla distillazione. Inutile dire che la scommessa è stata ampiamente vinta, come testimoniano i numerosi riconoscimenti ottenuti dalle falanghine Mustilli e dalla diffusione che ha avuto questo vitigno nell’area di Sant’Agata nei decenni successivi. La cantina storica dell’azienda Mustilli, scavata a 15 metri di profondità sotto il palazzo di famiglia, è aperta per degustazioni e visite.

Vitigno Falanghina
Vitigno Falanghina

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