Bomarzo, Parco dei Mostri: la storia
Siamo a Bomarzo, in pieno territorio etrusco. Dalla piccola cittadina arroccata sulla collina si controlla tutta la verde valle attraversata dalle anse del fiume Tevere. Nel XV secolo i principi Orsini stabilirono qui la loro residenza e verso la metà del Cinquecento, uno di loro, il letterato e valoroso uomo di guerra Vicino Orsini, volle realizzare ai piedi della collina, un grandioso e singolare parco monumentale. Per modellare le sculture il Principe fece utilizzare la pietra di cui era ricca la zona: un tufo grigio chiaro, con una caratteristica picchiettatura nera simile ai grani di pepe: il “peperino”.
L’ origine vulcanica di questo materiale evidentemente si sposava bene con ciò che lo stravagante Principe aveva in mente: la realizzazione di statue gigantesche e fantastiche, scolpite direttamente nei grandi massi di “peperino” disseminati nel terreno. Perchè il principe Orsini volle realizzare quella complessa “macchina scenica” è cosa ignota; forse l’opera rientrava in quel vasto fenomeno che fu una delle caratteristiche del Cinquecento, la Kunst- und Wunderkammer, quando cioè la raccolta e il collezionismo di rarità, curiosità, cose singolari e stravaganti dilagarono nelle corti principesche di mezza Europa, come simbolo di vanitas. Il Parco dei Mostri però era una Wunderkammer speciale, perchè era all’aperto e immersa nel verde, e questa era una cosa piuttosto unica.
Qualsiasi fosse stato il motivo della sua istituzione, certamente oggi il Parco dei Mostri a Bomarzo è uno dei più affascinanti luoghi dell’Italia centrale: un vero e proprio “Bosco Sacro” barocco. Una galleria d’arte en plen air, con sculture realizzate dalla mano di artisti sconosciuti. Infatti sono molte le leggende che si raccontano su chi abbia contribuito alla creazione del misterioso e insolito parco. Pare che il suo eccentrico ideatore, il principe Orsini, durante una battaglia vicino a Vienna catturò dei prigionieri turchi, li fece trasferire a Bomarzo e qui gli ordinò di scolpire le statue. Ciò potrebbe giustificare la goffa e artigianale esecuzione delle opere; le sculture sono infatti poco raffinate, ma sicuramente le figure di questi animali mostruosi e di questi colossi fantastici e grotteschi non mancano di suggestionare gli adulti e di intimorire i bambini.
Un personaggio sicuramente unico, questo Vicino Orsini che ha saputo fondere insieme varie simbologie e tantissime figure allegoriche, ottenendo un elegante mélange di culture e di epoche diverse. Gli orsi nella simbologia medievale rappresentavano la conversione dei pagani al cattolicesimo, e la dea Fortuna, era, secondo Orazio, la signora del mare; anche se nel rinascimento Fortuna era la dea riesumata dall’Antichità che distribuiva imprevedibilmente i suoi favori. I mostri, poi, erano elementi tipici della mitologia greca e della letteratura apocalittica ebraica, mentre i draghi, nella cultura cristiana erano la rappresentazione di Satana. Sicuramente questo grandioso complesso monumentale, che forse è il simbolo di un’istintiva umana difesa contro l’ignoto, è una delle più bizzarre e fantastiche opere del Cinquecento italiano.
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Bomarzo, Parco dei Mostri: i giardini
La sensazione che si prova nei giardini del Parco dei Mostri di Bomarzo è di “spavalda circospezione”, forse è il nome che inconsciamente ci intimorisce. All’ingresso ci accolgono due Sfingi di pietra che sembrano fare da guardia ad un enorme Ercole intento a smembrare Caco, il dio romano figlio di Vulcano che sputa fuoco e che ha le dimensioni di un gigante; un leggero brivido ci corre lungo la schiena ma preferiamo attribuirlo al fresco dei bei giardini, e continuiamo ad inoltrarci nel parco con maggiore curiosità.
Fontane oblique e teste di Mostri infernali, una gigantesca Tartaruga sormontata dalla statua della Fortuna, un Drago attaccato dai leoni e dai cani, un Mascherone con le sembianze di un orco con la bocca spalancata con al suo interno un tavolo e sedie di pietra. Davanti a tutte queste figure la nostra fantasia si scatena, e stabiliamo che il principe Orsini doveva essere veramente un tipo speciale. Incontriamo ancora Mostri marini che sbucano dalle rocce, Sirene alate e Leoni, un Elefante che con la sua proboscide pare stritolare un guerriero, una Casa pendente che sembra sprofondare nelle sue stesse fondamenta. Entriamo nella casa e la testa ci gira, abbiamo la sensazione di perdere l’equilibrio e tutto diventa instabile. Usciamo di corsa da quella enigmatica struttura e continuiamo fino allo Xisto, il grande piazzale con un belvedere. L’arredo della piazza è fatto da enormi vasi, pigne e ghiande decorative, e in fondo, quasi a concludere la zona, c’è una serie di Orsi araldici che reggono una rosa: è lo stemma del casato dei principi Orsini. Mentre camminiamo vediamo un po’ ovunque sulle roccie delle iscrizioni e dei versi incisi, che ci accompagnano lungo i sentieri, quasi a ricordarci che il posto fu ideato per dare spazio alla riflessione e alla meditazione.
Al termine del lungo percorso del Parco dei Mostri di Bomarzo, nella parte più alta di questo “giardino incantato” che si sviluppa lungo un itinerario a terrazze, c’è un piccolo Tempio a cupola: qualcuno sostiene che il principe Vicino Orsini lo avesse fatto erigere in memoria della moglie Giulia Farnese, morta prematuramente. Usciamo infine dal Parco dei Mostri ed è come se ci svegliassimo da un sogno; la piacevole sensazione che ci resta è quella di aver contribuito al divertimento di un personaggio che da 5 secoli gioca con tutti i suoi ospiti.
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