Alla velocità di 48 chilometri orari, il “Vesuvio”, un locomotore a vapore Bayard costruito a Newcastle, trainò il suo rimorchio da Porta Nolana fino alla stazione del Granatello, a Portici. Un rimorchio regale, visto che sui 9 vagoni viaggiarono re Ferdinando II e sua moglie Maria Teresa d’Austria con al seguito 180 fra ufficiali e militari e 48 invitati.
I binari della linea ferroviaria erano stati costruiti nello stabilimento di Pietrarsa, il Reale Opificio Meccanico e Pirotecnico Borbonico vicino a Portici, dove normalmente si producevano motori a vapore per navi, granate e cannoni. E fino al 1861 i tecnici di Pietrarsa furono gli unici a seguire un innovativo metodo per la fabbricazione dei binari brevettato dall’inglese Thomas Richard Guppy: il sistema “Puddler”, con il quale si riusciva ad ottenere un ferro privo di carbonio.
San Giorgio a Cremano: vedi anche
Le produzioni di Pietrarsa erano seguite dagli ufficiali di vascello inglesi al servizio dei Borboni, e nel 1837 Luigi Corsi, un loro collaboratore, impiantò la prima fabbrica di locomotive e di mezzi ferroviari, 44 anni prima della Breda e 57 anni prima della Fiat. L’azienda nel 1860 contava ben 1050 addetti ed ha prodotto locomotori fino al 1975.
Gli oltre 50.000 metri quadrati dei grandi capannoni industriali di Pietrarsa a Napoli sono oggi la prestigiosa sede del primo Museo Ferroviario italiano, e fra le sue strutture si conservano moltissime locomotive a vapore compresa la leggendaria Bayard, locomotive a gasolio, elettromotrici, vagoni presidenziali e postali, locomotori da manovra e mezzi a cremagliera per superare le grandi pendenze, oltre alle attrezzature originali necessarie alla costruzione, alla manutenzione e agli aggiusti delle macchine ferroviarie.
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