A prima vista le feste popolari sembrano tutte uguali, anche in Irpinia: c'è l' attesa della banda, una processione da seguire e la crescente tensione per l'avvicinarsi del momento "clou" della giornata, che sia un "volo dell'angelo" oppure lo sparo di fuochi d'artificio.
E poi c’è lo “struscio” lungo il corso del paese, in Irpinia o altrove, un’ usanza che favorisce gli incontri, fa combinare matrimoni e affari, e dà l’opportunità di sfoggiare gli abiti nuovi. Ma al di là delle apparenze ogni manifestazione è diversa dalle altre. Alcune feste come le “feste comandate” sono di carattere strettamente religioso, con la messa, la statua del Santo Patrono portata a spalla, la donazione degli ex voto, gli atti di omaggio e la devozione dei fedeli, che a volte può essere molto drammatica.
Altre volte invece le feste popolari sono legate all’alternarsi delle stagioni, e nei paesi di campagna ad esempio seguono il ciclo della produzione agricola. Questo è ancor più vero nei piccoli centri dove l’economia della comunità è basata quasi esclusivamente sulla coltivazione della terra. La fienagione, la mietitura, la raccolta del granoturco, la vendemmia, la raccolta delle castagne, sono alcuni appuntamenti legati alla vita dell’anno che cadenzano le feste popolari propiziatrici.
La festa di piazza, con le processioni e gli antichi riti propiziatori diventa l’occasione per ringraziare dell’avvenuto raccolto e per scongiurare le carestie future. Sia la siccità che le abbondanti piogge rappresentano un serio pericolo per il raccolto e allora i contadini invocano l’aiuto e la protezione divina, e affidano la loro semina a questo o a quel Santo.
Nel mondo contadino sono molto diffusi sia i festeggiamenti stagionali che quelli religiosi dedicati al Santo patrono, e sono tutti basati sulle antiche usanze tramandate oralmente da padre in figlio. Anche se oggi quegli antichi cerimoniali vengono spesso personalizzati e resi attuali attingendo da fatti di cronaca e di costume.
E allora tra quei riti di lontana memoria affiorano sempre più frequentemente particolari e dettagli moderni, e talvolta questa nuova connotazione folclorica può arrivare a nascondere la vera ritualità della festa. Ma a un osservatore attento non sfuggiranno le caratteristiche peculiari dell’antico rito che attraverso i movimenti della gente, l’espressione dei volti e i particolari delle cose sarà sempre vivo.
Comunque coloro che sono i depositari della tradizione restano l’unica fonte certa per chi vuol avere notizie sull’origine e sui motivi di una festa, celebrata per ringraziamento o per devozione.
Le feste di paese sono molto spesso emozionanti e i motivi del festeggiamento sono così tanti che ogni occasione è buona per andarne a vedere una. E poi in un territorio costellato di centinaia di piccoli paesi come quello delle campagne avellinesi, il calendario delle feste è veramente molto fitto e c’è l’imbarazzo della scelta.
Ad esempio è da vedere il “volo dell’angelo”, una festa dalle origini sconosciute, molto frequente in Campania. Gli angeli sono da sempre considerati come “custodi”, e sono gli intermediari fra il popolo e Dio. E’ per loro tramite che si può chiedere la benevolenza e la grazia divine. A Prata di Principato Ultra per i festeggiamenti della Madonna dell’Annunziata, si svolge una festa che ha come evento principale il “volo dell’Angelo”. Due bambine vestite da angeli sono sospese ad alcuni metri da terra e vengono fatte scorrere lungo una corda distesa tra la finestra campanaria della Basilica dell’Annunziata e un grosso albero al centro della piazza. A metà percorso e tra il silenzio della folla le bambine sospese lanciano petali di fiori sulla statua della Madonna sottostante e cantano una lunga nenia di saluto accompagnate dalla musica della banda. Le bambine devono essere leggere ed avere una bella voce ed è spesso difficile trovarle; una volta scelte verranno “allenate” e copriranno il loro ruolo per qualche anno, fino a quando non saranno diventate troppo grandi.
A Gesualdo invece il volo dell’ angelo è veramente spettacolare. Per i festeggiamenti in onore di San Vincenzo Ferreri, il “santo con le ali”, viene distesa una corda fra una finestra del Castello di Gesualdo e il campanle della chiesa del SS. Rosario, a cui viene sospeso un bambino ad una altezza di oltre 40 metri. Dopo alcune declamazioni e quando l’angelo arriva a circa metà del suo percorso comincia dall’alto una tenzone verbale contro il diavolo che recita la sua parte dal basso, da un palco allestito in piazza.
Al termine un fragoroso applauso interrompe il silenzio e spezza la tensione che ha coinvolto tutte le persone presenti alla sacra rappresentazione.
Ma la devozione ed il ringraziamento vengono manifestati anche con doni simbolici offerti dalla popolazione al Santo protettore o alla Madonna. A Mirabella Eclano, per esempio, durante la “festa del carro” che si svolge il terzo Sabato di settembre, viene offerto un dono con un evidente riferimento alla fertilità: un grandioso obelisco alto 25 metri, realizzato impiegando solo della paglia intrecciata e con la statua della Madonna dell’Addolorata in cima. Fino a tre anni fa l’obelisco veniva trasportato su di un carro trainato da sei buoi attraversando, non senza difficoltà, le strade principali del paese. Dopo circa 6 ore il carro raggiungeva la piazza centrale, e gli animali, sfiniti, dovevano essere solamente abbattuti. Le tante proteste degli animalisti hanno fatto interrompere la tradizione e oggi al posto dei buoi c’è un trattore che rimorchia il grande ex-voto. Dall’obelisco partono 42 corde di canapa che servono per sostenere la struttura verticalmente durante il suo ardito percorso. Ogni corda viene tirata da 50 persone che fanno tutti gli sforzi necessari perchè la struttura non cada sul lato: la credenza popolare vuole che se ciò dovesse accadere tutta popolazione cadrebbe in disgrazia. L’origine di questa festa risale probabilmente al 1600, quando i contadini offrivano alla Madonna i propri carri colmi di grano in segno di ringraziamento per la mietitura; sopra ad ogni carro veniva anche costruita in maniera molto artigianale una figura divina, un santo o una madonna, a cui devolvere il voto. Ecco perchè oggi, in cima all’obelisco troviamo la statua della Madonna.
E di feste propiziatorie ce ne sono veramente tante: nel mese di aprile a Castelvetere sul Calore sette bambine vestite di bianco e ricoperte d’oro hanno il compito di distribuire a tutte le famiglie del paese alcune ciambelle di pane benedetto, come segno di prosperità. Ogni famiglia partecipa indirettamente alla distribuzione del pane scegliendo una bambina alla quale far indossare un proprio gioiello d’oro. Per tutto il giorno le sette bambine trasportano 5 o 6 chili d’oro sul vestito e un cesto con le ciambelle benedette, in testa. bussano ad ogni porta per offrire il prezioso pane benedetto agli abitanti. Per evitare qualsiasi tipo di rischio le giovani dispensatrici sono strettamente seguite da un “padrino” armato di bastone, sotto gli occhi vigili della polizia e dei carabinieri!
Le feste popolari sono una complessa macchina scenica, e durante il loro svolgimento tutti danno il loro contributo alla riuscita della manifestazione; infatti l’ingrediente necessario perchè la festa sia di effetto è proprio il coinvolgimento emozionale e per questo gli organizzatori cercano sempre di rendere spettacolare ogni evento della giornata. I preparativi vengono fatti con grande cura perchè non succedano imprevisti, e in genere la famiglia che realizza e segue l’avvenimento è sempre la stessa e si tramanda di generazione in generazione l’arte dell’ organizzazione, un modo efficace per conservare le tradizioni nel tempo.
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