Google Flights, è guerra aperta con le OTA

Google Flights
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Qualche settimana fa sembrava che Google avesse recepito la richiesta delle OTA (Expedia, Lastminute, etc.) di entrare a pieno titolo in Google Flights (Google Voli in italiano) così come accade per le compagnie aeree.

Durante una conferenza di qualche giorno fa, invece, il vice Presidente di Google Travel ha risposto alle domande sull’argomento. La replica di Jeremy Wertheimer ha lasciato di stucco i presenti. Wertheimer ha dichiarato che il motivo per cui le OTA non possono far parte della ricerca voli è legato al “patto” fatto con le compagnie aeree che in nessun modo farebbero parte del motore di ricerca se, in quest’ultimo, ci fosse spazio anche per le OTA.

Quello che ha lasciato maggiormente perplessi gli operatori turistici non è la risposta di per sé ma la gestione dell’operazione che segna, di fatto, una sorta di controllo da parte delle compagnie aeree nei confronti del motore di ricerca di una società terza, Google appunto. Il ricatto, tuttavia, è legittimato da Google che ha bisogno dei contenuti delle compagnie aeree anche se, è evidente, non vuole in nessun modo inimicarsi le OTA che portano tanti soldi nelle casse della corporate di Mountain View grazie alla pubblicità.

Google Flights, per chi non lo conoscesse, è un nuovo servizio di ricerca di Google, riservato ai voli, attualmente attivo solo negli Stati Uniti anche se presto potremmo vedere l’operatività anche in Italia.

Il motore di ricerca di voli, Google Flights appunto, fin dalla sua nascita ha riservato solo alle compagnie aeree l’ingresso nella ricerca escludendo, quindi, le OTA che pur vendono biglietti aerei.  Dopo le lamentele da parte di quest’ultime che denunciano una sorta di predominanza di Google nel settore, soprattutto dopo l’acquisizione di un’azienda leader del comparto voli, ITA Software, Google ha introdotto, nella parte bassa della piattaforma i link ad alcune OTA.

E’ evidente, però, che l’aver relegato le OTA in fondo alla pagina in una posizione poco consona a chi cerca, non ha sortito un effetto positivo.  D’altronde, un conto è mostrare i risultati delle OTA insieme a quelli delle compagnia aeree e un altro conto è inserire un link alle OTA senza nessun nesso con la ricerca dell’utente. Una sorta di ghetto, insomma, che ha lasciato l’amaro in bocca ai player del settore.

In attesa di capire se Google riuscirà a salvare “capra e cavolo”, è da sotolineare la nuova mossa di BIG G che sta sperimentando la possibilità di introdurre anche in questo servizio la “pubblicità sponsorizzata” che, sicuramente, proverrà da Google AdWords.

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