La città di Ravenna, in Emilia Romagna, custodisce un tesoro: si tratta di otto monumenti religiosi del V e VI sec. d.C., iscritti dall’UNESCO nella lista dei patrimoni dell’umanità non solo per la raffinatezza artistica, ma soprattutto per il loro essere rappresentativi della storia della città in quel periodo.
Nel giro di centocinquant’anni, infatti, Ravenna sarà capitale dell’impero romano d’Occidente, capitale degli Ostrogoti e capitale dell’impero bizantino in Europa. Ciascuno di questi momenti storici ha prodotto dei monumenti bellissimi e simbolici dei messaggi politici e religiosi contemporanei, raccontati prevalentemente attraverso un uso magistrale dell’arte musiva che impressionò Carl Jung e ispirò Gustav Klimt.
Luoghi di interesse di Ravenna: monumenti principali
Ravenna capitale dell’impero romano d’Occidente
Nel 402 l’imperatore Onorio decise di trasferire la residenza imperiale da Milano, eccessivamente esposta al pericolo di invasioni da parte dei Visigoti di Alarico, a Ravenna, che divenne così, di fatto, la capitale dell’impero romano d’Occidente. La città in quel periodo conobbe una notevole espansione, il suo aspetto di città provinciale cambiò radicalmente e il suo vescovo diventò metropolita. A questo periodo risalgono il Mausoleo di Galla Placidia e il Battistero Neoniano.
1 Mausoleo di Galla Placidia
Il Mausoleo di Galla Placidia era un monumento funerario imperiale, costruito probabilmente per seppellire Galla Placidia, figlia di Teodosio e reggente dell’impero d’Occidente per il figlio Valentiniano III. Come in tutti i monumenti paleocristiani di Ravenna, l’esterno molto semplice in laterizio disadorno contrasta con lo splendore e la ricchezza della decorazione musiva interna i cui soggetti rappresentati sviluppano, su più livelli interpretativi, il tema della vittoria della vita eterna sulla morte. Il colore dominante è il blu, che fa da sfondo al cielo stellato della cupola e alle decorazioni floreali che incorniciano le lunette. In una di esse c’è la rappresentazione del Buon Pastore, soggetto molto diffuso nell’arte popolare delle catacombe ma qui in una delle prime rappresentazioni monumentali. Il Buon Pastore indossa vesti imperiali, ad evidenziare la similitudine fra il sovrano e Dio.
2 Battistero Neoniano
I mosaici del Battistero Neoniano sono un inno alla vita, con il Battesimo di Cristo come scena principale. Qui la maestria nell’uso delle tessere musive riesce a rendere persino la trasparenza dell’acqua del fiume Giordano.
Ravenna capitale ostrogota
A Ravenna, nel 476, il re degli Eruli, Odoacre, depose l’imperatore Romolo Augustolo. Questa data convenzionalmente segna la fine dell’impero romano d’Occidente e l’inizio del Medioevo. Nel 488 il re degli Ostrogoti, Teodorico, fu incaricato da Zenone, imperatore romano d’Oriente, di spodestare Odoacre. Dopo un lungo assedio di Ravenna, Teodorico riuscì finalmente vincitore nel 493 e la città divenne così capitale ostrogota. In campo religioso, Teodorico fu seguace dell’arianesimo, la dottrina, condannata durante il Concilio di Nicea, che sosteneva una sostanziale inferiorità della natura divina di Cristo rispetto a quella di Dio. Tuttavia adottò una politica di distensione verso i cristiani e gli ebrei.
3 Cappella Arcivescovile
La Cappella Arcivescovile, del 495, voluta dal vescovo Pietro II, è una celebrazione del cristianesimo ortodosso. Il mosaico principale rappresenta Cristo guerriero che schiaccia le bestie dell’eresia ariana: si tratta di un chiaro messaggio contro l’ideologia religiosa di Teodorico, che viene comunque tollerato dal sovrano.
4 Sant’Apollinare Nuovo
Di contro, la chiesa di Domini Nostri Jesu Christi, ribattezzata Sant’Apollinare Nuovo quando nel IX sec. vi furono trasferite le reliquie di Sant’Apollinare dall’omonima basilica di Classe, nacque come chiesa palatina di Teodorico e pertanto consacrata all’arianesimo. Per questo motivo, con la successiva conquista bizantina di Ravenna, essa venne riconsacrata al culto cristiano ortodosso e i mosaici della fascia inferiore delle pareti della navata centrale vennero modificati significativamente dal vescovo Agnello. Il soggetto consiste in due processioni, rispettivamente di Santi Martiri e di Sante Vergini. Il loro stile è quello proprio dell’arte bizantina: le figure sono ripetitive e senza caratterizzazioni individuali, manca la prospettiva e il piano di appoggio, per cui appaiono fluttuanti su uno sfondo monocromo e piatto. Ai lati delle due processioni figurano alcuni elementi architettonici che collocano geograficamente la composizione: sul lato sinistro della processione delle Sante Vergini è raffigurato il porto di Classe, con tre navi allineate in senso verticale per dare un senso di prospettiva “a volo d’uccello”.
Sul lato destro della processione dei Santi Martiri, invece, compare il palazzo di Teodorico nel quale le figure che dovevano comparire fra gli archi del portico (sicuramente il re con la sua corte) subiscono la damnatio memoriae e vengono sostituite da alcune tende bianche.
5 Battistero degli Ariani
Il Battistero degli Ariani, a pianta ottagonale, si contrappone ideologicamente a quello Neoniano, che infatti è detto anche “degli Ortodossi”. È l’unico battistero conosciuto in Italia ad essere stato costruito appositamente per il culto ariano. La superficie della sua decorazione musiva è più ridotta rispetto a quella del Battistero Neoniano. Il soggetto principale è lo stesso (il Battesimo di Cristo), ma le figure sono generalmente più appiattite e semplificate. Lo sfondo non è più blu, ma dorato, secondo una tendenza che mira a rendere le figure più astratte e simboliche e inondate da una luce ultraterrena. Identificare gli elementi dell’arianesimo nel battistero richiede una notevole capacità interpretativa dei simboli. Ad esempio nella raffigurazione dell’etimasia, cioè il trono vuoto che verrà occupato da Cristo nel giorno del giudizio universale, non sono presenti le sue insegne divine (l’alfa e l’omega), ma un sudario, segno della sua natura umana, in linea con la dottrina ariana. Il Battistero degli Ariani venne costruito dal re goto Teodorico (493-526) come battistero dell’antica Cattedrale ariana, oggi chiesa dello Spirito Santo. Venne poi riconciliato al culto ortodosso al tempo dell’arcivescovo Agnello, come oratorio dedicato alla Vergine Maria.
6 Mausoleo di Teodorico
Il Mausoleo di Teodorico è un unicum rispetto agli altri monumenti coevi: è infatti costruito in pietra di Aurisina anziché in mattoni, come omaggio al palazzo di Diocleziano a Spalato e non presenta decorazioni musive. La copertura è realizzata con un unico blocco di pietra di quasi undici metri di diametro. All’interno è presente una vasca di porfido rosso, originariamente il sarcofago del sovrano. Il Mausoleo di Teoderico fu eretto verso il 520 d.C., ancora vivente il re Teoderico, nell’area sepolcrale gota. La costruzione decagonale, in grandi blocchi squadrati di pietra aurisina, consta di due celle sovrapposte. L’ordine superiore, arretrato, è concluso da una cornice circolare con un fregio decorativo. Il monumento è ricoperto da un monolite di eccezionali dimensioni, con dodici modiglioni a doppio spiovente.
Ravenna: vedi anche
Ravenna capitale bizantina
Quando Giustiniano divenne imperatore d’Oriente, volle riconquistare le terre d’Occidente che nel frattempo erano cadute nelle mani dei barbari, fra cui l’Italia ostrogota. Intraprese quindi la cosiddetta guerra greco-gotica che, a metà del VI sec., gli assicurò il controllo della penisola. Ravenna fu di nuovo capitale e, per rafforzare il potere della città, Giustiniano istituì la figura dell’arcivescovo, conferendo questo ruolo a Massimiano, suo uomo di fiducia. Ravenna resterà bizantina fino al 751, quando verrà conquistata dai Longobardi.
7 Chiesa di San Vitale
Massimiano portò a compimento la chiesa di San Vitale, capolavoro dell’arte paleocristiana ravennate. La chiesa è costituita da vari blocchi geometrici giustapposti (il corpo centrale, l’abside e il tiburio), particolarmente evidenti quando si ammira l’edificio dall’esterno. L’interno però è sorprendente: le masse vengono rese leggere attraverso l’aggiunta di esedre aperte da un gran numero di archi, supportati da capitelli traforati e pulvini che sembrano letteralmente sospendere gli archi in aria.
I mosaici, in cui la presenza degli sfondi dorati è dominante, gli stucchi e i marmi creano giochi di luce che alleggeriscono ulteriormente lo spazio, rendendo la visita un’esperienza unica. Fra le raffigurazioni musive spiccano quelle di Giustiano e della moglie Teodora con le rispettive corti. Le figure vengono ritratte frontalmente per dare più ieraticità e le composizioni seguono rigidamente l’ordine gerarchico dei personaggi. La posizione dei regnanti, le loro vesti e gli oggetti di contorno sottolineano il valore teocratico dell’impero. Non mancano i riferimenti al cristianesimo ortodosso, in particolare alla riaffermazione della Trinità: il cielo dell’Apocalisse, ad esempio, con le sue ventisette stelle (multiplo di tre) è un simbolo della lotta alle eresie.
8 Chiesa di Sant’Apollinare in Classe
A pochi chilometri da Ravenna, si trova Classe, anticamente porto della città e sede di una flotta della marina di Roma. La località ospita la chiesa di Sant’Apollinare in Classe, costruita per ospitare le reliquie di Apollinare, il primo vescovo di Ravenna. La basilica di Sant’Apollinare in Classe fu consacrata dall’arcivescovo Massimiano nel 549 d.C. Presenta abside poligonale all’esterno e circolare all’interno con ai lati prothesis e diaconicon, e cripta altomedioevale. Il suo interno elegante a tre navate conduce naturalmente lo sguardo verso il mosaico dell’abside, nel quale il santo, in posa di orante, è al centro di un paesaggio bucolico.
Sopra di lui, la croce inscritta in un cielo azzurro viene indicata dalla mano di Dio che spunta dalle nuvole: ancora una volta, un’affermazione dell’interpretazione ortodossa della natura divina di Cristo.
La ricca decorazione musiva comprende la rappresentazione di Sant’Apollinare sullo sfondo di un paesaggio verdeggiante nel catino absidale e le figure dei quattro vescovi ravennati negli spazi tre le finestre (VI secolo), mentre nel presbiterio sono raffigurati i sacrifici dell’antico testamento e la consegna dei privilegi alla chiesa di Ravenna (VII secolo).
Altri monumenti e musei da non perdere a Ravenna
9 Palazzo di Teodorico
Il Palazzo di Teodorico consiste in una costruzione di incerta interpretazione risalente ai secoli VII o VIII; l’opinione attualmente più accreditata è che il rudere, consistente in un corpo con grande portale sopra il quale si apre un’ampia nicchia provvista di bifora, corrisponda al nartece della chiesa di San Salvatore ad Calchi (la cui ultima fase risale al IX-X secolo). In ogni caso la costruzione sorge nell’antica zona palatina, sui resti del vero palazzo di Teoderico e di una precedente grandiosa costruzione. Attualmente custodisce al suo interno e sotto il portico interessanti frammenti di mosaico pavimentale rinvenuti sul luogo (I-VII secolo d. C.).
10 Centro dantesco dei Frati Minori Conventuali
Ubicata nell’ex convento di San Francesco assieme al Museo Dantesco, la raccolta, aperta per la prima volta al pubblico nel 1990 dopo i grandi restauri dei chiostri francescani, espone una scelta degli oltre 500 bronzetti e delle oltre 2000 fra medaglie e monete rappresentanti Dante o temi danteschi; un settore è dedicato alle illustrazioni dantesche e comprende edizioni illustrate, raccolte grafiche senza testo, quadri a olio e a tempera. Di particolare rilievo l’edizione più grande e quella più piccola della Divina Commedia e la microcalligrafica di G. Cossovel (1888).
Il secondo chiostro, detto “Cassa”, è sede espositiva della Biennale Internazionale della Medaglia, della piccola scultura dantesca e di mostre d’arte dedicate a Dante curate dal Centro Dantesco. Nella grande sala fra i due chiostri al primo piano del complesso minoritico, ha sede la biblioteca del Centro che, fondata nel 1964 da padre Severino Ragazzini, custodisce circa undicimila volumi tra cui manoscritti, incunaboli, cinquecentine, e traduzioni dell’opera dantesca.
11 Museo dantesco
Il Museo dantesco ubicato nell’ex convento di San Francesco, al primo piano del chiostro seicentesco detto di “Dante”, accanto alla tomba del Poeta, decorata da un bassorilievo di Pietro Lombardo nel 1483, e riedificata nel 1780 da Camillo Morigia. Si articola in due sezioni curate rispettivamente dall’Opera di Dante del Comune di Ravenna e dal Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali. Nella prima, inaugurata nel 1921 per iniziativa del Comitato per le celebrazioni del sesto centenario della morte di Dante coordinate da Corrado Ricci, sono raccolti gli omaggi inviati nel 1908 e nel 1921, quando l’impresa dannunziana di Fiume aveva fatto di Dante il simbolo dell’Irredentismo, la cassetta che aveva contenuto le ossa del Poeta, nonché i progetti premiati al concorso indetto dal Ministero della Pubblica Istruzione nel 1921 per la decorazione dell’interno della adiacente Basilica di San Francesco.
12 Museo nazionale di Ravenna
Il Museo Nazionale di Ravenna, istituito nel 1885, è ospitato dai primi del Novecento nella prestigiosa sede dell’ex monastero benedettino di San Vitale. Il nucleo primitivo del patrimonio museale è costituito dalle collezioni formate, durante il Settecento, dai monaci camaldolesi di Classe poi arricchito attraverso donazioni, acquisizioni, ritrovamenti e scavi. Attualmente il museo si presenta come un insieme di raccolte eterogenee, riconducibili a tre gruppi fondamentali: lapidario, reperti da scavo e collezioni d’arte. Il lapidario, esposto per la maggior parte lungo i due chiostri del monastero, è costituito da un’interessante raccolta di epigrafi e stele funerarie e da reperti lapidei di epoca romana, paleocristiana, bizantina, romanica, gotica, rinascimentale e barocca. Nei piani superiori sono esposti mosaici e materiali archeologici, provenienti in particolar modo dal territorio di Classe, e le raccolte d’arte cosiddetta minore. Appartengono alle collezioni bronzi e placchette, avori, icone, armi e armature, ceramiche. Inoltre il museo ospita l’importante ciclo di affreschi trecenteschi staccati dall’antica chiesa di Santa Chiara in Ravenna opera di Pietro da Rimini.
13 Museo nazionale delle attività subacquee
Il Museo nazionale delle attività subacquee è stato inaugurato a Marina di Ravenna per opera della “The Historical Diving Society, Italia“, in alcuni locali forniti dall’Amministrazione Comunale. Suo scopo è promuovere lo studio della storia delle attività subacquee anche mediante la realizzazione di mostre temporanee, l’organizzazione di convegni e la pubblicazione di materiali divulgativi. Nelle varie sezioni sono presenti stampe del 1700 e del 1800, diorami, una delle prime camere di decompressione italiane, attrezzature da palombaro e da subacqueo, materiali da lavoro e strumenti per foto-sub. Un’area è dedicata alla marina militare e al mezzo d’assalto subacqueo dell’ultimo conflitto mondiale, noto come “maiale”. Vi si conserva anche il gesso originale della statua sommersa nelle acque di S. Fruttuoso in Liguria, raffigurante il Cristo degli Abissi, opera dello scultore Guido Galletti.
Altri musei di Ravenna consigliati
- Antico porto di Classe, Ravenna
- Biblioteca Classense, Ravenna
- Domus dei tappeti di pietra, Ravenna
- La casa delle marionette, Ravenna
- Museo arcivescovile di Ravenna
- Museo d’arte della città, Ravenna
- Museo del Risorgimento di Ravenna
- Museo didattico del territorio, Ravenna
- Museo ravennate di scienze naturali “Alfredo Brandolini”, Ravenna
- Piccolo museo di bambole e altri balocchi, Ravenna
- Il Planetario di Ravenna
- Teatro Dante Alighieri, Ravenna
- Teatro Luigi Rasi, Ravenna
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