Un comodo punto di partenza per visitare il centro storico di Genova è il Porto Antico, interamente riprogettato dall’architetto Renzo Piano. A ridosso spuntano il seicentesco Palazzo Reale e Palazzo San Giorgio, originaria sede della dogana. In direzione est, si dipana invece il ventre di Genova, il labirinto di vicoli e vicoletti, talvolta così stretti che il sole stenta a penetrate, di cui ci parlano le canzoni di Fabrizio de André. Si è ormai nel centro storico, i cui simboli sono la Cattedrale di San Lorenzo, il duomo, magnifico esempio di gotico ligure; Palazzo Ducale, un tempo dimora dei dogi, oggi vivacissimo contenitore culturale, sede di mostre, biblioteche, archivi, laboratori di ricerca e associazioni; gli spettacolari palazzi cinquecenteschi di via Garibaldi (Palazzo Rosso, Palazzo Bianco, etc.); il Teatro Carlo Felice con le ricche stagioni di opera e balletto. Da non perdere: Palazzo Rosso, Palazzo Tursi, Loggia della Mercanzia O Loggia di Banchi e il Giardino botanico.
Cosa vedere a Genova
1 Centro storico
Il centro storico è chiuso al traffico automobilistico, ma si gira comodamente e piacevolmente a piedi. Tra i parcheggi custoditi più vicini ci sono quelli di piazza Dante e del Porto Antico. Per non perdersi tra vicoli e carrugi, si consiglia di munirsi di una cartina, che viene fornita gratuitamente al chiosco di assistenza turistica Genova Informa davanti a Palazzo Ducale. Da non perdere anche le strade nuove.
2 Acquario di Genova
L’Acquario di Genova è stato costruito nel 1992 e identificato come idea trainante nel progetto di ristrutturazione e valorizzazione di un’area cittadina piena di storia e tradizioni, situata nel cuore del centro storico di Genova: il Porto Antico.
Con i suoi 10000 metri quadrati e le sue 63 vasche è il più grande acquario coperto d’Europa ed è uno dei luoghi culturali più frequentati d’Italia. Gli acquari moderni sono orientati a rappresentare parti di ecosistemi, per richiamare l’attenzione del visitatore sull’ambiente ed evidenziare le necessità di conservazione complessiva della natura. L’Acquario di Genova è messaggero di storie di animali, di piane, di mari, di ecosistemi e di paesi con l’intento di lasciare tracce di rispetto verso gli ambienti acquatici, di informare sulle loro problematiche e di ispirarne la salvaguardia.
3 Palazzo ducale di Genova
Sede dal 1339 del primo Doge genovese Simon Boccanegra, il palazzo nasce nel 1291 dall’accorpamento del Palazzo dell’Abate coi contigui Palazzo Fieschi e torre Grimaldina. L’acquisizione di immobili limitrofi e la creazione di una piazza, chiusa a metà ‘400 da una “cortina” per la guardia di palazzo, amplia il complesso che troverà unitarietà nel progetto di Vannone (1590): un edificio imponente incentrato su un grande atrio che unisce due cortili porticati e attraverso uno scalone solenne conduce alla Cappella, all’appartamento del Doge ed ai saloni del Maggior e Minor Consiglio. Questi, distrutti da un incendio nel 1777, sono ricostruiti in maniera innovativa da Simone Cantoni. La cortina è demolita coll’apertura di via S. Lorenzo nel 1850 su progetto di Gardella mentre la torre e i sotterranei continuano ad essere adibiti a carcere. Nel 1929-35 Grosso ripristina la facciata di Cantoni, riporta alla fase medievale la parte più antica dell’edificio e libera i cortili dalle costruzioni ottocentesche ponendo in diretta comunicazione il cortile minore con piazza De Ferrari su cui attesta un prospetto ad architettura dipinta. Il restauro del 1992 ricompone gli spazi eterogenei del palazzo, divenuto “sede della cultura”, mantenendo la commistione di elementi medievali, cinquecenteschi, neoclassici e neo medievali; nei sotterranei sono rese fruibili le Cisterne e la sala del Munizioniere, scoperte durante gli scavi archeologici, mentre la nuova scala elicoidale in acciaio pone in diretta relazione gli accessi colle terrazze e la Grimaldina.
4 Porta Siberia (del molo)
L’attività genovese di Alessi ha inizio, secondo il Vasari, con la progettazione della Porta del Molo, contemporaneamente alla costruzione della cinta muraria del XVI secolo. Nel 1550, infatti, egli fu incaricato dello studio di un organismo militare che, inserendosi nella nuova linea fortificata, fosse in grado di garantire sia la funzione difensiva sia quelle daziaria e di transito tra il Molo e la città. L’ubicazione, considerata la valenza urbanistica dell’intervento, fu scelta opportunamente tra le Mura di Malapaga ed il Mandraccio, a ridosso delle antiche fonderie di artiglieria. Antonio Roderio ne curò l’esecuzione tra il 1551-’53. Il Dongione del Molo, attraverso una storpiatura dialettale dell’antica denominazione di Porta Cibaria, divenne noto come Porta Siberia alla fine del XIX sec. quando tra le sue mura si svolgeva il controllo delle derrate alimentari in transito nel porto. Risparmiata dalle demolizioni per l’apertura della “Carrettiera Carlo Alberto” a causa del suo posizionamento, la porta perse gradualmente ogni funzione con l’interramento delle calate. Il progetto di recupero, eseguito da Renzo Piano in occasione delle Colombiane del 1992, ha consentito il risanamento degli spazi interni, destinando successivamente il manufatto a sede del Museo Luzzati e di temporanee di altri artisti.
5 Porta Soprana
La costruzione del manufatto nel 1155, ad opera probabilmente degli stessi magistri antelami che realizzarono Porta dei Vacca (Maestro Giscardo, Giovanni Bono Cortese e Giovanni di Castello) è documentata nelle epigrafi murate al suo interno, la cui riscoperta avvenuta nel 1865, diede il via ad una lunga stagione di restauri. La rimozione delle abitazioni addossate a Porta Soprana sin dal XVI secolo avviene a fine Ottocento con l’intervento di D’Andrade, in occasione della sistemazione di via XX Settembre e piazza De Ferrari, e negli anni ’30 del secolo scorso quando Orlando Grosso dirige il restauro della torre sud conseguente all’apertura di piazza Dante. Il progetto delle mura del XII secolo erette contro l’imperatore Federico di Hoenstaufen detto il Barbarossa, prevedeva una porta all’estremo levante del nucleo urbano primitivo sul valico del Piano di Sant’Andrea, laddove la rete viaria conduceva quasi ininterrottamente all’antico castrum (via Ravecca), al porto del Mandraccio (salita del Prione) e alla parte opposta della città, presidiata da Porta Sottana (di Santa Fede o dei Vacca). La doppia denominazione deriva al manufatto sia dalla sua collocazione nel punto più elevato della cinta muraria sia dalla presenza del vicino monastero di Sant’Andrea, demolito agli inizi del XX sec. per tracciare via Dante. La porta, che si identifica sin dall’inizio con la città medioevale racchiusa dalla coeva cerchia difensiva, contemporaneamente assunse un significato celebrativo recuperando il concetto di “porta sacra“.
6 Lanterna di Genova
Non si conosce con certezza l’origine della prima torre sul Promontorio di San Benigno e l’anno della sua costruzione anche se la prima fonte certa che parla della Lanterna è un decreto dei Padri del Comune del 1128 che ripartiva i compiti relativi alla sua manutenzione e all’approvvigionamento della legna per alimentare il fuoco tra gli uomini dei sobborghi. Gli abitanti di Torbella, Sassanedo, Porcile, Cavannuccia e Granarolo in Val Polcevera dovevano effettuare i turni di guardia mentre quelli di Borzoli, Sestri, Priano e Burlo dovevano fornire ognuno un fascio annuo di “brisca” e “brugo” (ginestra ed erica secche) per alimentare il fuoco nella notte.
Nel 1326 divenne Lanterna grazie all’utilizzo delle lampade ad olio d’oliva a scapito dei fuochi e, dopo essere stata adibita a prigione nel XIV sec., fu inglobata nella roccaforte francese della Briglia e dovette subire la distruzione della parte superiore durante l’espugnazione della fortezza da parte dei genovesi; la ricostruzione del manufatto ad opera di un gruppo di magistri antelami guidati da Martino da Rosio, fu iniziata nel 1543 grazie a un finanziamento del Banco di San Giorgio e l’anno successivo la Lanterna assunse il suo assetto definitivo. L’ultima modifica si ebbe all’inizio dell’800 con l’aggiunta delle fortificazioni sabaude oggi sede del Museo della Lanterna. La torre fu sottoposta a diversi interventi di restauro a partire dal 1932 sino alla sua apertura al pubblico nel 1994.
7 Palazzo dell’accademia linguistica
Tra il 1826 e il 1832 sorge in Piazza De Ferrari, sull’area del demolito convento di San Domenico e addossato alla collina di Piccapietra, un nuovo edificio a tre piani ad uso della Libreria e dell’Accademia che riutilizza il porticato progettato da Barabino nel 1821 per una caserma posta in aderenza al teatro lirico, oggi Teatro Carlo Felice. Il problema della esigua profondità del lotto a piano terra risolta dall’architetto con una maggiore spazi ai piani superiori, soprattutto al secondo piano dove una successione di colonnati termina in una Rotonda con volta emisferica cassettonata. Le ristrutturazioni urbanistiche di fine Ottocento ed inizio Novecento sacrificano il retro dell’edificio e la Rotonda viene demolita; a memoria del passato magniloquente rimane soltanto il fregio eseguito da Santo Varni – raffigurante il Trionfo di Marcello o il Trasporto delle Arti dalla Grecia a Roma che un tempo collocato lungo le pareti ormai nel deposito del museo allo stato di frammento. I bombardamenti del 1942 danneggiano i saloni del secondo piano e soltanto nel dopoguerra l’architetto Mario Lab incaricato di progettare l’arredamento del palazzo che dovrà contenere l’Accademia, il Civico Liceo Artistico Nicolò Barabino, un museo (probabilmente il Museo del Chiossone) e la Biblioteca Civica Berio. Dopo il trasferimento della Biblioteca Berio nell’ex Seminario Arcivescovile, l’edificio è rimasto sede esclusiva dell’Accademia Ligustica e del suo Museo.
8 Castello D’Albertis
Il Castello, sede del Museo delle Culture del Mondo, sorge tra il 1886 e il ’92 da un’idea del capitano D’Albertis che sui resti delle mura di Montegalletto costruisce un edificio su progetto architettonico di D’Andrade e Crotta, coadiuvati dallo scultore Allegro e dall’archeologo Campora. Personalità originale, traspone nel progetto le esperienze di una vita dedicata al mare, alle esplorazioni e alla ricerca etnografica nell’intento di realizzare il proprio modello scientifico-culturale: un museo “ante litteram” con al centro la sala dedicata a Colombo, per sottolineare la sua ammirazione verso il grande navigatore di cui tenta, con il Corsaro, di ripercorrerne la rotta nel quadricentenario della scoperta dell’America. Alla propria abitazione riserva solo alcune stanze tra cui la camera da letto, organizzata come una vera e propria cabina di nave orientata verso la Lanterna.
Chiese e chiostri di Genova
9 Chiostro di Sant’Andrea della Porta
Agli inizi del XI secolo il monastero di Sant’Andrea sorse accanto al valico orientale di Porta Soprana; le prime notizie sulla chiesa romanica risalgono, infatti, al 1109 e la dedicazione all’Apostolo Andrea presentò da subito la specifica “de Porta”. Monastero e chiesa subirono una serie di trasformazioni dall’inizio del ‘500 sino al 1620 mentre l’intero complesso raggiunse l’assetto definitivo solo a fine Settecento. Nel 1810 il convento fu adibito a carcere fino all’inizio del `900 quando venne demolito per realizzare via Dante; le azioni di tutela sul chiostro iniziarono dopo la dichiarazione di pubblica utilità (1890) attraverso il rilievo curato da Alfredo D’Andrade, responsabile dell’Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti. Il progetto di restauro optò per la conservazione del monumento nella posizione originaria, dotandolo di un giardino intorno; clausola che venne inserita nel contratto di vendita del complesso al Comune. Nel 1905 il chiostro ormai smontato fu posto in Sant’Agostino prima e in Villetta Di Negro poi, in attesa di deciderne la collocazione. Molti anni dopo D’Andrade tentò di riportare l’attenzione sul chiostro ma la ricostruzione venne decisa soltanto nel 1922, in un clima culturale completamente mutato. Il chiostro, ricostruito sul terreno circostante la casa di Colombo sistemato a giardino insieme alla vicina Porta Soprana, avrebbe dato vita ad un’area dedicata alla celebrazione delle patrie memorie.
10 Chiostro dei canonici di San Lorenzo
Il chiostro dei Canonici di San Lorenzo è edificato tra la Cattedrale, il Palazzetto Criminale e Palazzo Ducale tra il 1176 ed il 1184 sulle preesistenze di un più antico palazzo vescovile. La costruzione del XII secolo, sorta in sostituzione di un primo chiostro eretto in prossimità del portale di San Giovanni e caratterizzata da due piani di archi su colonnine binate, si trasforma nell’attuale struttura subendo rimaneggiamenti già a partire dal XIII sec.. Di questo periodo è la decorazione dei solai lignei mentre al XIV sec. vengono ascritte le pitture parietali delle sale al primo piano (Sala delle Specchiature marmoree, Ciclo dei mesi). A metà del ‘600 la struttura viene sopraelevata di due piani e i loggiati romanici sono sostituiti per due lati da ampie arcate sorrette da pilastri; nel ‘700 si interviene con gli affreschi del loggiato superiore che celebrano i “Fasti del Capitolo“.
Abbandonato dai canonici dalla seconda metà dell’800 fino alla seconda guerra mondiale è utilizzato ad abitazione; nel 1958 le condizioni precarie del manufatto costringono alla demolizione dei due piani di sopraelevazione del XVII secolo e soltanto nel 1985 inizia il recupero dell’intero complesso con un attento restauro conservativo delle diverse componenti e fasi edilizie che ne permette la fruizione e la destinazione a Museo Diocesano. Memoria storica delle tappe più significative della Chiesa genovese, ad oggi fa parte a pieno titolo del polo monumentale e museale che comprende anche la Cattedrale di San Lorenzo ed il Museo del Tesoro.
11 Chiesa SS. Annunziata di Portoria o S. Caterina da Genova
Il complesso dell’Annunziata di Portoria è eretto dai Minori Osservanti nel 1488 su un edificio iniziato nel 1422 e adiacente all’Ospedale di Pammatone; dell’originaria struttura gotica rimangono solo parte degli affreschi del chiostro, attribuiti al pavese Lorenzo Fasolo mentre del 1521 è il doppio portale della facciata di P. A. Piuma, completato nel ‘700 da un frontone barocco di Casaregis e da un rilievo a stucco coll’Annunciazione di Schiaffino. Nel 1538 parte del convento è demolito per i lavori alle nuove mura ed è risistemato nel 1556 su richiesta dei Protettori dell’Ospedale; per tutto il ‘500 importanti famiglie genovesi chiamano i migliori artisti a decorarne le cappelle, Battista Grimaldi commissiona gli affreschi della volta absidale e del presbiterio a G. B. Castello e poi a Luca Cambiaso, già incaricato di decorare la cappella dei Re Magi mentre gli affreschi e le tele delle altre cappelle sono affidati ad artisti locali come i fratelli Semino e Calvi. La tomba di Caterina Fieschi Adorno, una nobile che si è dedicata ad accudire i malati del Pammatone, è collocata nel 1593 nella tribuna sovrastante l’ingresso principale e nel 1737 diventa un vero e proprio mausoleo, opera di Schiaffino, che torna ad occupare la navata destra della chiesa dalla seconda guerra mondiale. Dal 1977 il convento è sede del Museo dei Beni Culturali Cappuccini e la cappella sacello, ampliata e collegata nel 1772 da un ampio scalone alla piazzetta antistante, dal 2004 è utilizzata come sala polivalente per mostre, convegni e concerti.
Musei di Genova
12 Museo navale di Pegli
Tema della raccolta, una delle più ricche dei musei di Genova, è il rapporto tra la riviera ligure e il mare. A partire dal Medioevo si esaminano le modalità con cui la costa, in maniera diversa dalle città e in particolare da Genova, assume forme particolari di commercio, navigazione, pesca, costruzioni navali. L’allestimento si dipana come un viaggio nel tempo, presentando portolani e gli atlanti che mostrano la costa, il Mediterraneo e le colonie che mantennero un legame profondo con la riviera, per arrivare alle vedute del Settecento, a documentare lo sviluppo delle rive settentrionali del Mediterraneo. Tra la fine del Sette e l’Ottocento si assiste al grande sviluppo della marineria ligure, fondato su una raffinata arte delle costruzioni navali e sulle forme di una navigazione condotta da equipaggi rivieraschi. Il museo si chiude con l’immagine delle navi dell’ultima stagione velica, mentre accanto a cantieri ormai fatiscenti iniziano a nascere i primi stabilimenti balneari.
13 Museo ebraico di Genova
Il Museo Ebraico di Genova conserva le opere della collezione “viaggio nel mondo ebraico” di Emanuele Luzzati, donata dall’artista alla Comunità Ebraica di Genova. La collezione viene esposta al pubblico saltuariamente per esigenze organizzative. In occasione di appuntamenti istituzionali quali la giornata della memoria e la giornata europea della cultura ebraica vengono allestite nei locali del Museo mostre di carattere artistico, religioso o storico documentario, visitabili dal pubblico. Queste mostre restano allestite per diverse settimane durante le quali vengono organizzate visite guidate su appuntamento con particolare attenzione alle scolaresche; per gli alunni delle scuole si propongono abbinate alle visite lezioni a tema, tenute da personale volontario specializzato. L’attività del Museo è finalizzata a far conoscere alla cittadinanza la cultura ebraica e le tappe della storia dell’ebraismo ligure e italiano. Il Museo Ebraico di Genova fu inaugurato nel 2004, anno in cui Genova era capitale europea della cultura. L’ideazione è stata affidata all’architetto Gianfranco Franchini. Il Museo è collocato all’ultimo piano di quella sinagoga che ha visto svolgersi, dal 1935 a oggi, la storia degli ebrei genovesi.
14 Museo di storia e cultura contadina di Genova
Il Museo di storia e cultura contadina di Genova ha sede in una villa dell’immediato entroterra genovese, in val Polcevera, che costituisce storicamente una delle principali direttrici terrestri di Genova verso i mercati padani. La collina dove è situato il Museo conserva caratteristiche di area extraurbana benché si trovi a breve distanza da zone cittadine densamente abitate. L’edificio nel suo assetto di villa connessa all’organizzazione delle attività agricole, risale al XVIII-XIX secolo. Le sezioni espositive offrono un’illustrazione sintetica di vari temi: insediamenti storici liguri, organizzazione delle case contadine e ricostruzione di una cucina, ciclo della coltura della canapa, dei cereali, della vite, dell’olivo, del castagno e religiosità popolare.
15 Museo garibaldino di Genova
Il museo occupa due sale dell’antica villa Spinola, oggi villa Carrare, già quartier generale di Garibaldi, con soffitti riccamente affrescati, e conserva vari cimeli (armi, divise e oggetti personali dell’eroe dei due Mondi e dei suoi compagni), un epistolario di Garibaldi, manoscritti del periodo garibaldino insieme ad armi e documenti risorgimentali e cimeli della prima guerra mondiale.
16 Museo civico di storia naturale
Il Museo nasce a fine Ottocento per iniziativa di Giacomo Doria, appassionato di Storia Naturale, che espose le sue collezioni assieme a quella di Lorenzo Pareto e del principe Oddone di Savoia. In seguito, questo nucleo venne arricchito dalle acquisizioni provenienti dalle spedizioni finanziate da Doria e da lasciti e donazioni. La vastità del materiale raccolto rese necessario il trasferimento della sede museale in un edificio appositamente progettato e costruito all’inizio del Novecento. Le collezioni sono esposte in vetrine dotate di apparati informativi sul loro contenuto. L’allestimento si suddivide in 23 sale. Il percorso inizia dallo spazio dedicato alla Paleontologia per proseguire con le sale che espongono raccolte di elevato valore scientifico, per gran parte zoologiche. Non mancano anche le sezioni che espongono campioni botanici e le raccolte di fossili, rocce e minerali. Tra le collezioni di maggior rilievo vanno menzionate quella dei Mammiferi, quella degli Uccelli e quella degli Insetti.
17 Museo Civico Sant’Agostino
Il Museo Civico Sant’Agostino si trova nell’omonimo ex complesso agostiniano databile alla seconda metà del secolo XIII. Il Museo ospita sculture che vanno dal X al XVIII secolo, una sezione di ceramica e inoltre pitture su tela e affreschi. Il Museo offre così un percorso completo ma basato soprattutto sul Medioevo, attraverso l’arte genovese e ligure. Proprio la conoscenza di quest’arte è il primo fine dell’Istituto, assieme ai rimandi continui alla conoscenza dell’arte e della storia di Genova. Le attività proposte – mostre, conferenze, attività didattiche – tendono proprio ad approfondimenti su arte e storia di Genova e della Liguria. Inoltre, situato nella centrale zona di Sarzano, il Museo si offre come spazio per ospitare e stimolare attività del quartiere e del centro storico in generale.
18 Museoteatro della Commenda di S. Giovanni di Pre’
L’Ospitale della Commenda di San Giovanni di Prè è una costruzione molto antica: risale all’anno 1180 ed è stata costruita per servire come supporto ed assistenza ai pellegrini ed ai crociati che si recavano o ritornavano dalla Terrasanta. Da maggio 2009, dopo anni di restauri e di ricerche archeologiche, la Commenda presenta un allestimento in forma di “museoteatro”, dove i documenti della storia diventano immagine e spettacolo grazie alla collaborazione tra Mu.MA e Teatro del Suono. Sofisticate tecnologie permettono di animare gli antichi muri facendo tornare in vita i personaggi dell’epoca: da Frate Guglielmo, il costruttore dell’edificio ai protagonisti delle Crociate che combatterono i genovesi o collaborarono con loro, in Siria e in Palestina, come Baliano d’Ibelin o il Saladino, il sultano, curdo di nascita, che riconquistò Gerusalemme nel 1187.Il messaggio forte veicolato dal nuovo allestimento è che nessuno deve sentirsi straniero a Genova. Il concetto di interculturalità è al centro degli eventi del Museoteatro perché la Commenda è nata per dare ospitalità a pellegrini e viandanti collegando popoli e culture diverse. Nel frattempo è diventata anche un punto di riferimento per eventi interreligiosi con le comunità straniere locali e una suggestiva location per ricevimenti.
19 Museo di fisica “G. Boato”
Il Museo di fisica “Giovanni Boato” del Di.Fi. – Università di Genova è? stato fondato nel 1991 con il compito di conservare gli strumenti e sviluppare la conoscenza delle attività scientifiche svoltesi a Genova nei vari settori della fisica, dal 1784 (data di istituzione dell’antico gabinetto di fisica) fino a oggi. La collezione scientifica del Museo è divisa in due sezioni:
- fisica classica, comprendente reperti del XVIII, XIX secolo, fino ai primi anni del ‘900;
- fisica moderna, comprendente strumenti e apparati provenienti dai laboratori di ricerca attivi nei vari settori della fisica genovese dal dopoguerra a oggi.
20 Museo di archeologia ligure
Il Museo di Archeologia Ligure offre un ampio panorama sul passato più antico della regione: dai giganteschi orsi delle caverne che 80000 anni fa svernavano nelle nostre grotte durante i rigori dell’ultima glaciazione fino alle importanti città romane della Liguria, Genova in particolare. Il percorso espositivo, recentemente ampliato e dotato di numerosi supporti didattici, si sviluppa su due piani attraverso scoperte di sensazionale importanza, quali le sepolture paleolitiche, le più numerose e meglio conservate d’Europa, di cui la più antica, circa 24000 anni fa, è detta del “Principe delle Arene Candide” per la straordinaria ricchezza del corredo, le testimonianze delle prime civiltà contadine del Neolitico, fino alla documentazione della prima metallurgia in Liguria, alle tombe dei Liguri e dei primi abitatori di Genova, fondata nel VI sec. a.C., sulle rotte commerciali dell’Alto Tirreno dagli Etruschi e di cui sono esposti numerosi corredi di una grande necropoli rinvenuta sotto via Venti Settembre. Completano il percorso sculture, epigrafi, busti e teste di età romana da Genova e dalle città romane della Liguria e la Sala Egizia con il sarcofago e la mummia del sacerdote Pasherienaset cui si è unita la statuina funeraria.
21 Casa Mazzini
Il palazzo costruito nel ‘400 dagli Adorno in “strada Lomellina” subì notevoli trasformazioni alla fine del XVIII secolo: l’edificio, dalle linee sobrie e rigorose, passò in quegli anni ai Di Negro. Nel 1794 il marchese Gian Carlo, letterato e mecenate, affittò fino al 1808 un appartamento di tre camere con servizi tra primo piano e mezzanino al proprio medico Giacomo Mazzini, padre di Giuseppe, e alla moglie Maria Drago. Alla morte di Mazzini le associazioni operaie promossero una sottoscrizione per acquistare la casa ed istituirvi un primo nucleo del futuro Istituto Mazziniano; la struttura, donata al Comune, fu travolta dal progressivo degrado della zona che di fatto ne limitava la fruizione. L’edificio venne dichiarato “monumento nazionale” solo nel 1925 ed un successivo provvedimento ne dispose l’esproprio ed il relativo acquisto mentre per la ristrutturazione interna si dovette attendere il 1933. Il nuovo polo culturale, che riuniva in sé il Museo del Risorgimento di Palazzo Bianco, l’archivio storico e la biblioteca, fu inaugurato l’anno seguente ma già durante il periodo bellico fu chiuso e trasferito per motivi di sicurezza; l’edificio, infatti, nel 1943 fu colpito da un bombardamento che danneggiò l’appartamento di Mazzini e parte della raccolta. Il settore espositivo, da allora continuamente ridimensionato, affrontando una prima importante ristrutturazione agli inizi degli anni 80 del secolo scorso e in occasione del Bicentenario della nascita di Mazzini (2005) venne allestita la parte multimediale.
22 Casa Colombo
L’edificio conservato accanto al chiostro di sant’Andrea sorse sui resti che M. Staglieno prima e P. E. Taviani poi, individuarono come casa del navigatore genovese. L’originaria residenza dei Colombo pare fosse localizzata in Portoria, dove il padre Domenico aveva ottenuto dal convento di Santo Stefano l’incarico di custodire la Porta dell’Olivella, antico accesso verso San Vincenzo. Dal 1455 gli stessi monaci affittarono al Colombo la casa in vico Dritto 37, composta all’epoca di due piani: una bottega a pianoterra in cui Domenico, perduto il lavoro di guardiano alla Porta, conduceva le professioni di tessitore e commerciante di vini, e l’uso di cucina a piano superiore (la copia dell’originario contratto di locazione ? esposta all’interno del monumento). Durante la giovinezza di Cristoforo e per circa un secolo questa parte di città subì un’eccezionale crescita demografica che si tradusse in un’ulteriore stratificazione del tessuto urbano; l’edificio originario, però, fu sopraelevato di tre piani solo nel XVIII sec. perché colpito nel bombardamento francese del 1684, come conferma l’analisi delle travi dei solai eseguita da T. Mannoni. Nel 1887 il Comune acquistò lo stabile inserendolo nel programma dei restauri di Porta Soprana; ciò ne permise la sopravvivenza alle trasformazioni del centro avvenute tra la fine dell’800 e gli Anni Trenta del secolo scorso. Gli scavi archeologici effettuati nell’ultimo restauro conservativo del 2001 hanno evidenziato l’esistenza di fondamenta anteriori al periodo medioevale.
Genova: vedi anche
Ville e parchi di Genova
23 Villa del Principe
La Villa del Principe è la più vasta e sontuosa dimora nobiliare di Genova. Il Palazzo dell’unico “Principe” che la città abbia mai avuto. Era il 1521 quando Andrea Doria, valente ammiraglio e uomo d’armi leggendario, diede il via ai lavori di quello che sarebbe diventato il luogo di pace al rientro dei suoi innumerevoli viaggi e la dimora prescelta dai suoi successori: la famiglia Doria Pamphilij. Oggi la Villa del Principe è un luogo monumentale pieno di tesori nascosti come si può scoprire percorrendo le sue stanze, ammirando i suoi affreschi e arazzi o passeggiando tra le fontane del suo giardino cinquecentesco. Oltre alla dimora storica è possibile visitare un’esposizione temporanea ogni anno, da marzo a settembre.
24 Villa imperiale (dell’albero d’oro)
Villa Imperiale è edificata nel XV secolo per Lorenzo Cattaneo, mercante e console dei Portoghesi a Genova che negli stessi anni realizza in città il palazzo di famiglia (piazza Grillo Cattaneo 1) sul sedime di quattro case di proprietà del suo albergo. Ignoti i progettisti del giardino e dell’edificio terminato nel suo assetto originario di villa quattrocentesca genovese con ampio portico e loggia sovrapposta già nel 1502 quando ospita il re di Francia Luigi XII. Nel ‘500 l’edificio è stato modificato con la costruzione di un atrio centrale su cui si attesta la scala che accede anche al giardino retrostante, la chiusura del porticato angolare ed una nuova loggia angolare simmetrica all’esistente; a questa fase costruttiva è ascritto l’intervento decorativo, attribuito a Luca Cambiaso e Giovan Battista Castello “il Bergamasco”, che riveste le superfici interne ed esterne con elementi architettonici e figurativi (1565). Passata nel XVII sec. alla famiglia Salvago e quindi agli Imperiale, da cui prende il nome, è sopraelevata di un piano e ampliata sul retro con due ali laterali che definiscono l’attuale composizione plani-volumetrica; il giardino a monte è stato risistemato scenograficamente nel 1909 con scalinata monumentale e ninfeo. Acquistata nel 1920 dal Comune di Genova per essere destinata a scuola e biblioteca, dopo un pesante degrado che ha determinato addirittura nel 1994 il crollo della volta affrescata da Cambiaso, un recente restauro (1999-2004) ne ha permesso il recupero a sede della storica Biblioteca Lercari.
25 Villa Croce
La villa è stata costruita a fine ‘800 dalla famiglia Croce su un edificio preesistente del XVI-XVII sec., di cui probabilmente mantiene la struttura muraria, nella zona suburbana trasformata dal 1897 colla realizzazione della Circonvallazione a mare, la strada litoranea che collega il centro alla periferia di levante. La lottizzazione ad uso residenziale dell’area circostante la villa, che ne riduce in parte la proprietà, utilizza un nuovo modello di casa d’abitazione ottocentesca a cui l’edificio stesso si uniforma per il trattamento dei prospetti risolti con basamento a bugnato ed elevazione ritmata dalle cornici marcadavanzale e marcapiano e dai timpani intorno alle bucature. Nel 1951 i proprietari donano la villa col giardino circostante al Comune di Genova per destinarli a museo e a parco pubblico; dal 1985 è sede del Museo d’Arte Contemporanea dopo il restauro che ricostruisce filologicamente gli spazi originari eliminando gli elementi incongrui, ripristinando le parti danneggiate durante l’ultima guerra e recuperando sia le decorazioni parietali ottocentesche in stile eclettico sia gli arredi ancora esistenti. Non è stata invece recuperata l’originaria pelle pittorica color pastello dei prospetti ma è stata utilizzato una tinta monocroma bianca riproposta all’interno nei due piani superiori privi di decorazioni.
26 Villetta di Negro
Nel 1948 il Comune di Genova delibera la costruzione dell’edificio da destinare al museo Chiossone sul sito della villa del marchese Di Negro edificata nel 1802 su disegni di Barabino e distrutta dai bombardamenti della II Guerra Mondiale. La realizzazione del nuovo manufatto ha inizio nel 1953 ma subisce innumerevoli rallentamenti dovuti anche alla scomparsa del progettista nel ’61. Soltanto nell’aprile 1967 il Comune conferisce l’incarico di allestire gli spazi espositivi all’ingegnere Grossi Bianchi in collaborazione con l’allora direttore dell’Ufficio Belle Arti, Caterina Marcenaro. L’edificio, riaperto al pubblico nel 1971 ospita lo straordinario patrimonio di arte giapponese ed orientale raccolto a fine ‘800 da Edoardo Chiossone in Giappone: grandi sculture, smalti, ceramiche, lacche, porcellane, armi e armature, stampe policrome, strumenti musicali, maschere teatrali, costumi e tessuti, bronzi ed opere pittoriche di diverse epoche. Anche la precedente dimora ottocentesca, peraltro, era caratterizzata da un’alta concentrazione di opere d’arte e antichità che Di Negro collezionava in qualità di letterato e mecenate del tempo, diventando fulcro di frequenti trattenimenti culturali ai quali partecipavano intellettuali ed artisti italiani e stranieri. Alla sua morte, l’intero complesso fu venduto al Comune che decideva di destinarlo a sede di diversi istituti museali.
27 Villa Luxoro
Villa Luxoro è una casa-museo concepita fin dall’inizio come prezioso contenitore per le raccolte artistiche acquisite a partire dalla seconda metà del XIX secolo dai Luxoro, una famiglia genovese di appassionati collezionisti d’arte. A loro si deve l’acquisizione delle circa 2500 opere del patrimonio museale, composto da dipinti, disegni, stampe, libri, orologi, oggetti in metallo, ceramiche, tessuti, mobili e arredi in legno e statuine del presepe. La raccolta di orologi antichi è una delle più importanti tra quelle conservate presso i musei pubblici italiani. Di grandissimo pregio sono, ad esempio, alcuni rari orologi notturni, tra i quali spiccano i monumentali modelli creati dalla manifattura romana dei Campani nella seconda metà del Seicento, impreziositi da mostre in rame dipinte con scene allegoriche, intarsi di pietre dure, tartaruga e legni rari, particolari in bronzo fuso e dorato. Tra i dipinti spiccano tre tele di Alessandro Magnasco, insieme a una nutrita collezione di ritratti in prevalenza settecenteschi. La collezione di ceramiche comprende un cospicuo nucleo di maioliche di produzione ligure e un gruppo di porcellane cinesi del XVIII secolo. Accanto ai prezioso mobili settecenteschi che arredano la villa, assai interessante è anche la collezione di argenti, in gran parte di produzione locale. Tra le raccolte più conosciute del Museo figura senz’altro quella delle statuine da presepe, costituita da centinaia di preziosi esemplari in legno scolpito, la maggior parte dei quali si possono ricollegare a manifatture liguri settecentesche.
28 Parco di Villa Durazzo Pallavicinia
Considerato uno dei parchi romantici più originali del mondo, il parco di villa Durazzo Pallavicini di Pegli, voluto dal marchese Ignazio Pallavicini, fu ideato e realizzato nel 1840 da Michele Canzio, allora scenografo del Teatro Carlo Felice. I lavori si protrassero per sei anni, e da questi ne scaturì non solo un parco in stile romantico, ma un originalissimo itinerario teatrale composto da scenografie legate una all’altra da una traccia narrativa: il Viale Classico, la Coffè House, l’Arco di Trionfo, la Casa dell’Eremita, le Grotte, il Lago Grande con la Pagoda Cinese, il Tempio di Diana, il Ponte Romano, i Giardini di Flora, il Gazebo delle Rose, il tutto in una pittoresca realizzazione paesaggistica meticolosamente composta nei suoi elementi architettonici e vegetali e ordinata secondo un preciso percorso dai contenuti filosofico-teatrali. I continui cambiamenti di scenografia, i sapienti accostamenti di elementi architettonici e naturali e soprattutto la coinvolgente traccia narrativa che sta alla base del percorso, rendono ancora oggi emozionante la visita nonostante l’aggressione urbanistica che circonda il parco. Non mancano esemplari vegetali di grande pregio botanico-paesaggistico: la monumentale canfora affiancata al cedro del Libano posti a margine del lago, la collezione di palme esotiche, l’araucaria e il sughero secolari, la Rosa Banksia e il Lauroceraso, ma in particolare spicca tra tutte la collezione di antiche camelie, alcune delle quali ultracentenarie, che ogni primavera costituisce una vera attrazione con la sua particolare fioritura.
29 Lavatoi pubblici dei Servi (del Barabino)
I Lavatoi, attualmente situati nei Giardini Baltimora, vennero costruiti nel 1795 e rappresentano l’unica opera pubblica originale realizzata a Genova durante la Repubblica Democratica. Il tema del progetto era forse già contenuto in un piano elaborato anni prima da Giacomo Brusco, ma il linguaggio architettonico e decorativo utilizzati sono propri di Carlo Barabino, in quel periodo appena nominato Socio di Merito dell’Accademia Ligustica. Ubicata in una zona intensamente popolata e popolare, la via dei Servi, rispondeva ad una reale esigenza di servizio pubblico. Si conservano due versioni del progetto:
- un elaborato più lineare a tre luci
- un altro analogo a quello realizzato, ma coi grossi pilastri bugnati arricchiti di teste leonine.
Al disegno è aggiunta una nota autobiografica che appare indicativa dello stato d’animo dell’autore: “Lavaderi delli Servi, fatti da me Carlo Barabino 4 n. 1797 fatto in tempo delli Birboni. Lavoro che mi è costato la perdita della quiete d’animo per la persecuzione fattami da Giuseppe Gnecco“. I lavatoi vennero smontati negli anni ’70, durante la realizzazione del Piano Regolatore Generale di via Madre di Dio e ricomposti sotto le mura di Sarzano da Ignazio Gardella, progettista del parco urbano ivi previsto.
Altri musei di Genova
30 Raccolta ighiniana
La raccolta è quasi esclusivamente frutto dell’attività? di ricerca svolta in Piemonte nel corso del XIX secolo da padre Filippo Ighina, studioso di storia naturale. Dal 1970 è ospitata all’interno dell’Istituto dei Padri Scolopi “Calasanzio”, dopo la chiusura del Collegio delle Scuole Pie di Carcare (SV) in cui era stata in precedenza custodita. Dal 1984 è sistemata in tre sale. La Raccolta comprende reperti paleontologici, paletnologici, zoologici, malacologici, mineralogici e geologici. Una parte di questo materiale insieme alle sezioni di botanica e di numismatica giacciono in deposito.
31 Lousiana Jazz Club Museum
Il Museo del Jazz propone ascolto e guida all’ascolto di musica jazz e afroamericana in genere. Organizza proiezioni sull’argomento, presentazioni di libri, CD e DVD, concerti e rassegne. Assiste studiosi, laureandi, studenti e fornisce informazioni sulla storia e la contemporaneit? del jazz. Cura la rassegna estiva “Liguria Jazz Summer”.
32 Archivio storico della pubblicità
L’archivio – visitabile solo per motivi di studio – conserva materiale pubblicitario, filmico e cartaceo, del XIX secolo, tra cui gli spot di Carosello e i videoclip premiati nei concorsi internazionali.
33 Archivio del regista Aldo Trionfo
L’archivio del regista Aldo Trionfo conserva la memoria di un dei più importanti registi teatrali del Novecento. Foto, recensioni, copioni, corrispondenza dal Teatro della Borse di Arlecchino agli spettacoli per il Teatro Stabile di Torino (di cui Trionfo fu direttore artistico) all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico che diresse fino al 1987.
34 Archivio museo della stampa
La “Raccolta gutenberghiana Francesco Pirella”, in mostra presso l’ARMUS (Archivio Museo della Stampa), propone in una suggestiva atmosfera di Tradizione e Trasfigurazione i codici e i suoni della tipografia. Insolite matrici, migliaia di caratteri in piombo, in bronzo, in legno, rari torchi, macchine da stampa a mano e a pedale, documenti e videoanimazioni, lillipuziane ricostruzioni storiche narrano Gutenberg e le sue invenzioni. A Guglielmo Marconi, icona della nuova comunicazione elettronica, l’ARMUS dedica il suo osservatorio di etica comparativa in cui la tecnologia gutenberghiana si confronta con i simulacri linguistici dell’era del computer. Presso l’ARMUS ha sede, inoltre, l’Archivio per la mappatura tipoetica del reale. Qui si persegue l’utopia della stampabilità dell’universo attraverso ricerche di tipografia sperimentale e sindonografia in vitro sull’uomo e la metropoli. Dai codici della comunicazione tecnologica pre-elettrica a quelli del Manifesto dell’Antilibro (G. Dorfles, M. Persico, F. Pirella, E. Sanguineti) la metodologia pressoria svela che l’Universo è una matrice, dall’impronta fossile del microrganismo di ottanta milioni di anni fa a quella dello stampabiscotti, dal tombino metropolitano all’autosindone.
35 Wolfsoniana
La Wolfsoniana è lo spazio museale che accoglie una selezione della collezione Wolfson. L’ordinamento della Wolfsoniana segue un indirizzo cronologico-tematico. Accanto alla cronologia dei movimenti culturali, delle correnti artistiche e degli stili, si sono volute evidenziare le tematiche che caratterizzano la collezione. Grazie alla vasta tipologia di materiali (dipinti, sculture, mobili, arredi completi, vetri, ceramiche, ferri battuti, argenti, tessuti, progetti di architettura, grafica, manifesti e materiali pubblicitari, bozzetti e disegni, libri e riviste), riferibili principalmente al contesto italiano del periodo 1885-1945, ma con significative testimonianze delle esperienze internazionali della stessa epoca, la collezione Wolfson intende documentare non solo le specifiche valenze estetiche degli oggetti, ma anche i più profondi significati storici e sociali del periodo. Sono quindi evidenziate le tematiche relative ai seguenti soggetti: l’evoluzione delle arti decorative; l’arte di propaganda; il lavoro; il viaggio; le mostre e le esposizione internazionali. Le sezioni tematiche del percorso espositivo sono dedicate all’esotismo; all’art noveau; alla Scuola Romana e a Duilio Cambellotti; alla cameretta per bambini di Antonio Rubino; all’Art Dèco; al Novecento; al Razionalismo; al design industriale; al Futurismo e alla propaganda.
36 Museo dei beni culturali cappuccini
Il Museo dei Beni Culturali Cappuccini di Genova è una struttura moderna. L’intento è quello di aiutare a capire meglio quale affascinante mondo si celi dietro la vita di un frate attraverso mostre temporanee incentrate ora su un argomento ora su un altro, ma sempre con un occhio di riguardo nei confronti delle attività che i frati cappuccini genovesi hanno svolto, e svolgono tuttora, all’interno dei conventi loro affidati. Fanno parte della collezione permanente del Museo nomi importanti della pittura e scultura ligure come ad esempio: Bernardo Strozzi, Domenico Fiasella, Luca Cambiaso, Orazio De Ferrari, Giovanni Battista Paggi, Domenico Piola, Anton Maria Maragliano.
37 Centro di documentazione per la Storia, l’arte e l’immagine di Genova
Il Centro di Documentazione di compone di tre sezioni:
- biblioteca di Storia dell’Arte (specializzate in archeologia della Liguria, storia dell’arte Genovese, ligure e italiana dall’XI al XIX secolo);
- collezione cartografica e topografica (migliaia di pezzi dedicati alle vicende urbane, architettoniche e artistiche di Genova e della Liguria);
- archivio fotografico (la più grande raccolta fotografica pubblica della Liguria, ricca di oltre 200.000 immagini fotografiche relative a Genova e alla Liguria).
38 Raccolte Frugone
Dal 1993 il Museo ha sede a Nervi, nella settecentesca villa Grimaldi Fassio, acquistata dal Comune di Genova nel 1979.
Le importanti collezioni di arte otto-novecentesca dei fratelli genovesi G. B. Lazzaro e Luigi Frugone – al suo nome è legato, con i soci Preve e Piaggio, la nascita del marchio del “Riso Gallo” – comprendono dipinti, sculture e disegni di artisti italiani e stranieri attivi tra la seconda metà dell’Ottocento e il primo Novecento. Tra gli artisti rappresentati emergono Bazzaro, Bistolfi, Ciardi, Conconi, Cremone, Bianchi, Delleani, De Nittis, Fattori, Fontanesi, Fragiacomo, Gemito, HGola, Gignous, Grosso, Mancini, Messina, Michetti, Milesi, Miller, Morelli, Palizzi, Pasini, Segantini, Signorini, Boldini, Rubino, Milesi, Tallone, Trio, Trentacoste, Troubetzkoy, Sorolla y Bastida.
Cosa mangiare a Genova
Alici ripiene, alle seppie con le verdure, alle insalatine tiepide di polipo e patate, trenette al pesto. Il tutto arricchito dallo squisito olio extravergine d’oliva dal bouquet leggero e fruttato, uno dei fiori all’occhiello delle mense regionali, assieme ai vini bianchi freschi, come Pigato, Vermentino e Bianchetta. Sono queste alcune ricette genovese che mutua della cucina ligure.
Dove dormire a Genova
Nelle bella Genova, ricca di palazzi, chiese, teatri e storici giardini, il turista può tranquillamente sbizzarrirsi dove dormire, tra un ampio spettro di sistemazioni: si va dagli hotel stellati, che interpretano al meglio l’anima marinara della città, ai più semplici B&B (diversi dei quali accasati anche in storici palazzi e affascinanti dimore signorili), dove il servizio è comunque attento e curato, e che si rivelano ottime basi per visitare il centro storico e le principali attrazioni.
Commenta per primo