Cosa vedere a Bari, dai vicoli della città vecchia ai luoghi di cultura

Bari, capoluogo della Puglia e vivace porto mediterraneo, merita sempre una visita. "Bari vecchia" con le sue vie strette dove si perdono voci e suoni del dialetto locale. Cosa fare e vedere a Bari, in questa guida.

Bari - Foto di Maria Bobrova
Bari - Foto di Maria Bobrova

Bari, capoluogo della Puglia e vivace porto mediterraneo, merita sempre una visita, quattro passi tra gli eleganti negozi di via Sparano, una sosta nei locali e ristoranti tipici, molti dei quali si annidano nella caratteristica città vecchia di origine medievale, rimessa a nuovo e rilanciata in grande già da qualche anno. I baresi possono usufruire dell’aeroporto di Bari Palese, posto nelle vicinanze. Nei dintorni un parcheggio low cost aeroporto Bari per le partenze ma anche per chi ha voglia di lasciare l’auto e di spostarsi a piedi.

Cattedrale di San Sabino a Bari - Foto di tomek999
Cattedrale di San Sabino a Bari – Foto di tomek999

Bari vecchia

Intorno a Bari vecchia si annidano i monumenti più significativi, orgoglio e vanto di tutta la città: l’imponente castello normanno-svevo-aragonese e la Cattedrale di San Sabino, ubicati propri alle porte della città vecchia che si presenta  con un pittoresco groviglio di vicoli, piazzette, cortili, edicole votive e simboli contro il malocchio e le malelingue. Nei vicoli riecheggiano suoni e voci della parlata locale che diventa un tutt’uno con l’ambiente che circonda. Qui si trova la Basilica di San Nicola, patrono dei baresi. E’ qui che arrivano, dall’oriente, le reliquie del santo nel 1807 e da allora vengono conservate seppure la cattedrale vide la sua consacrazione sono nel 1197. L’interno e l’esterno della Basilicata sono il prodotto del romanico pugliese di ottima fattura.

Bari vecchia - Foto di Zenon Jiuszkiewlcz
Bari vecchia – Foto di Zenon Jiuszkiewlcz

Castello normanno di Bari

Il Castello di Bari, storicamente attribuito a Ruggero il Normanno, è stato eretto nel 1131; sorge su preesistenti strutture abitative di epoca bizantina. Si deve a Federico II di Svevia negli anni compresi tra il 1233 ed il 1240 il recupero del castello danneggiato da Guglielmo il Malo (1156) utilizzando il precedente impianto e la superstite struttura della cinta esterna e delle torri. Durante il periodo Angioino per volere di Carlo I vennero eseguiti importanti lavori di restauro ad opera dei protomagistri Pietro d’Angincourt e Giovanni di Toul. Nel ‘500 sotto Isabella d’Aragona e sua figlia Bona Sforza, fu costruita la cinta bastionata e sistemato il cortile centrale, con la scalinata a doppia rampa. Nell’ottocento il castello fu utilizzato come carcere e successivamente come caserma.

Castello di Bari - Foto di Filip Filipovic
Castello di Bari – Foto di Filip Filipovic

Il Molo San Nicola

A pochi passi, dietro le rovine del Teatro Margherita, spunta il porticciolo, ritrovo di vecchi e nuovi lupi di mare, con il Molo San Nicola e il famoso “nderr alle lanze“, il punto in cui attraccano le barchette da pesca con il loro bottino di frutti di mare, che va a rifornire anche i ristoranti e i banchi del vicino mercato. Si starebbe ore a guardare i pescatori che “arricciano” i polipi, battendoli energicamente a terra o con una robusta paletta di legno, per intenerirne le carni, prima della cottura.

Via Sparano

Quattro passi tra le vie ad angolo retto del quartiere murattiano, portano nel cuore della città commerciale: via Sparano, la strada più elegante di Bari, con vetrine scintillanti, piene di merci raffinate, ma anche con luoghi carichi di storia e cultura, come la Libreria Laterza, accasata negli ex locali della gloriosa casa editrice, con cui collaborò anche Benedetto Croce, come ricorda una lapide sullo stabile.

Lungomare Crollalanza e Teatro Petruzzelli

L’Adriatico è sempre lì, a due passi, testimone dello struscio quotidiano sul Lungomare Crollalanza, espressione architettonica del Ventennio fascista. E’ il punto di incontro e delle due chiacchiere pre e dopo cena; mentre per tuffi e tintarella, ci si affida ai lidi dorati e accoglienti di Giovinazzo, Polignano a Mare e Monopoli. Poco distante si trova il Teatro Petruzzelli, uno dei più grandi d’Italia, inaugurato nel 1903. Fu distrutto da un incendio nel 1991 e restituito alla città nel 2009, interamente ricostruito esattamente com’era.

Teatro Petruzzelli a Bari - Foto di tomek999
Teatro Petruzzelli a Bari – Foto di tomek999

Museo Nicolaiano

Il Museo Nicolaiano di Bari, inaugurato il giorno 6 febbraio del 2010, raccoglie importanti oggetti legati alla Basilica di San Nicola. Dipinti e paramenti sacri, epigrafi, pergamene e codici miniati provenienti dall’Archivio della Basilica ed ancora oggetti preziosi offerti da pontefici, pellegrini e vescovi quali smalti, stemmi, reliquiari, calici e argenti provenienti dal Tesoro. Di particolare interesse, l’esposizione di due significativi reperti rinvenuti nel corso degli scavi svolti nell’ultimo decennio nella Cittadella Nicolaiana sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia. Si tratta del blocco di trabeazione di età romana e dell’insegna di pellegrinaggio di età medievale (XIII-XIV secolo) raffigurante San Nicola, recuperati rispettivamente nel sottosuolo del Museo Nicolaiano e della Biblioteca del centro Studi Nicolaiani. Il Museo Nicolaiano, che raccoglie i pezzi di maggior valore legati alla secolare vicenda della Basilica di San Nicola, è di grande attrazione per chiunque sia interessato al Santo come alla storia civile, artistica e religiosa della città di Bari. Partendo dall’antichità, si attraversano le epoche bizantina (876-1071), normanna (1071-1194), sveva (1194-1266), angioina (1266-1442), aragonese (1442-1501), vicereale (1551-1734), borbonica (1734-1861) e postunitaria. Epigrafi, pergamene e codici miniati (provenienti dal prezioso Archivio della Basilica), smalti, stemmi, reliquiari, calici e argenti (provenienti dal Tesoro), dipinti e paramenti sacri permettono al visitatore di venire a contatto diretto con capolavori e documenti che hanno fatto la storia del Santo, della Basilica e della Città.

Museo e Pinacoteca d’Arte Medievale e Moderna

La Pinacoteca d’Arte Medievale e Moderna di Bari fu istituita il 12 luglio del 1928. Il patrimonio venne costituito attraverso la confluenza del nucleo di dipinti già conservati nella Pinacoteca annessa al Museo Archeologico Provinciale sorto nel 1875, di altri dipinti ceduti a titolo di deposito da chiese e conventi pugliesi (particolarmente importante il deposito della Curia Arcivescovile di Bari), di opere ottenute in deposito dalle Gallerie Nazionali di Napoli e di Roma e di altre acquistate dalla stessa Amministrazione Provinciale di Bari. Dalla sua fondazione al 1936 la Pinacoteca fu ospitata nel Palazzo del Governo. A partire dal 1936 fu trasferita nel Palazzo della Provincia, eretto su progetto dell’ingegnere Luigi Baffa, dove tuttora ha sede. Dal 2002 è intitolata al pittore pugliese Corrado Giaquinto, nato a Molfetta nel 1703 e morto a Napoli nel 1766, di cui il Museo espone sette opere.

Museo della Cattedrale (Diocesano)

Il 7 giugno 1981 l’arcivescovo di Bari mons. Mariano Magrassi erigeva il Museo Diocesano di Bari. L’intento si ispirava ai dettami del Concilio Ecumenico Vaticano II, affinché si evitasse che “la sacra suppellettile e le opere preziose che sono ornamento della casa di Dio, vengano alienate o disperse”. Inizialmente, ebbe la funzione di deposito per le opere d’arte ed arredi sacri delle chiese in stato d’abbandono della città antica di Bari e dell’intera diocesi. Il Museo fu ufficialmente inaugurato il 16 giugno del 1983. Il 12 settembre 1996 si realizzò il primo allestimento della sala del Tesoro, della sala dell’Exultet I e della pinacoteca. L’11 settembre 1998 si inaugurò il secondo lotto, consistente nella realizzazione del lapidario, della sala del Benedizionale ed Exultet II e III e della sala dei paramenti sacri. Con lo spostamento degli uffici di Curia da parte dell’arcivescovo Francesco Cacucci. anche la restante superficie del primo piano è stata destinata a museo.

Museo Diocesano di Bari
Museo Diocesano di Bari

9 Museo civico di Bari

Nel 1913, per celebrare il centenario della nascita del borgo murattiano, la Civica Amministrazione organizzò ed allestì una “Esposizione Storica del XIX secolo”. In seguito al notevole successo di questa iniziativa, il Comune decise di dar vita ad un “Museo Storico” che venne inaugurato il 26 gennaio 1919, in alcuni locali annessi al Teatro Margherita. Fu organizzata, anche, una “Esposizione di Guerra” comprendente la biblioteca dei fratelli De Gemmis e alcune importanti collezioni di documenti e di armi (tra cui quelle dei generali Bonomo e De Bernardis).

Il Museo, eletto ad Ente Morale con Regio Decreto del 4 Marzo 1926, si arricchì sempre più di interessante materiale, come l’archivio e i dipinti della famiglia Tanzi. Negli anni ’40 la sede fu requisita dalle truppe anglo-americane per essere adibita a circolo ricreativo per i militari e gran parte del materiale andò disperso. Solo dopo diversi anni il Museo poté riaprire ai visitatori in nuovi locali messi a disposizione dall’Amministrazione Comunale. Dal 1977 è ospitato in Strada Sagges, in un antico palazzo, la cui struttura è peculiare delle case palaziate medievali.

10 Museo De Romita

Barese formatosi presso la Reale Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, de Romita fu professore di scienze naturali presso il Regio Istituto Tecnico e Nautico di Bari. Il museo rappresenta l’idea di riqualificare e ripristinare una collezione naturalistica di rilievo storico-culturale e scientifico custodita per oltre un secolo presso IISS Pitagora di Bari dove lo stesso curatore, l’illustre naturalista Prof. Vincenzo de Romita, l’ha realizzò alla fine del 1800, conquistandosi la fama di padre dell’ornitologia e dell’ambientalismo pugliese. Ospita diverse serie di animali, tra cui varie specie di uccelli non facili ad approdare nell’Italia meridionale. Di rettili, come la varietà del Coluber leopardinus; di pesci con un feto di Squalo bicefalo. Infine tra insetti la Ciccindela dilacerata comparsa per la prima volta nella Fauna delle provincie napoletane.

11 Orto botanico di Bari

L’attuale Istituto Orto Botanico di Bari è sorto nel 1955, quando alla Facoltà di Scienze fu donata una villa alla periferia della città con annesso suolo agrario di 5.000 mq. Il primo tentativo di realizzare a Bari un Orto Botanico risale all’agosto del 1813; un decreto di Gioacchino Murat sancì che ogni capoluogo di provincia avesse una Società di Agricoltura (chiamata poi Società Economica) con annesso Orto per la sperimentazione e la produzione di piante agrarie e ornamentali. Questo Orto botanico ebbe vita brevissima, perché il ritorno dei Borbone sul trono di Napoli costrinse la nata Società ad abbandonare la sede da poco allestita e a trasferirsi in locali di fortuna. Nel 1858, dopo lunghe dispute, il Comune di Bari concesse un suolo di 52 moggie in prossimità della costa, dove fu eretto l’edificio della Società Economica con annesso Orto. Anche questo secondo tentativo fallì per effetto dell’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno d’Italia. Successivamente, per effetto del decreto di Vittorio Emanuele II dell’11 febbraio 1886, la Società fu definitivamente soppressa. Nel 1964, dopo alcuni anni dalla fondazione dell’Istituto, avvenuta nel 1955, si ebbe il raddoppio della superficie dell’Orto La nuova area fu organizzata dando priorità alla flora regionale.

12 Palazzo Simi

Palazzo Simi, attuale sede del Centro Operativo per l’Archeologia di Bari, è una casa di epoca rinascimentale che suggella una fitta e serrata stratificazione archeologica sia verticale che orizzontale. All’alto-medioevo e all’epoca romanica si riferiscono le stratificazioni murarie visitabili nei sotterranei del palazzo, sorte sui resti di epoca imperiale (I secolo). Gli eleganti spazi del piano terra e dei piani superiori sono il risultato degli ampliamenti e delle trasformazioni dell’originario nucleo medievale in dimora storica, realizzati fra i secoli XVI-XVII.

Palazzo Simi - Foto Italy for Movies

13 Museo di scienze della Terra

Il Museo di Scienze della Terra del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro pone le sue basi nelle collezioni storiche acquisite dalla nostra Università nella seconda metà degli anni ’50. Le collezioni sono state custodite fino al 1985 nel Palazzo Ateneo, successivamente sono state trasferite presso il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali presso il Palazzo di Scienze della Terra del Campus universitario in appositi locali destinati all’esposizione museale. Attualmente il Museo di Scienze della Terra comprende un settore Geopaleontologico e un settore Mineralogico-Petrografico e nel suo insieme dispone di un’area di circa 1000 mq.

14 Museo di zoologia di Bari

Il Museo del Dipartimento di Biologia ’’Lidia Liaci’’ dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro è stato fondato nel 1925. Dopo alcuni cambi di sede, nel 1992 le sale del Museo furono trasferite presso il Campus universitario. Oggi, è una struttura espositiva di circa 170 m2, ripartita in due sale e ospita poco più di un migliaio di reperti zoologici. In esso sono svolte attività di ricerca, salvaguardia ambientale, didattica e divulgazione scientifica. L’attività didattica è rivolta agli studenti di scienze naturali, biologiche ed ambientali e consiste in esercitazioni pratiche di riconoscimento e prospezione dei preparati, proiezione di filmati e seminari. L’attività divulgativa, invece, si svolge attraverso visite guidate per le scolaresche di ogni ordine e grado, proiezione di filmati, uso di tecnologie multimediali e cicli di conferenze su aspetti della vita degli animali e la conservazione della natura. Aderisce al Centro Interdipartimentale di Servizi per la Museologia Scientifica (CISMUS) e collabora con numerosi enti per lo studio e la tutela degli ecosistemi pugliesi.

15 Palazzo dell’Acquedotto Pugliese

Il Palazzo dell’Acquedotto di Bari (Palazzo dell’Acqua) fu progettato nel 1924 dall’ingegnere Cesare Brunetti e terminato nel 1932. Lo stile espressamente richiamato nella costruzione dell’edificio è ‘900 Cambellotti. Gli arredi e la realizzazione delle decorazioni furono fatti realizzare da Duilio Cambellotti che si ispirò al tema dell’acqua avvalendosi di ditte specializzate per la produzione dei mobili, delle vetrate e delle decorazioni marmoree, in terracotta e ferro battuto. Nel 2000 l’edificio ha subito alcune trasformazioni, soprattutto al primo piano, per l’apertura di un museo della Storia dell’AQP, di una sala conferenze.

16 Museo etnografico Africa-Mozambico di Bari

Il Museo Etnografico Africa Mozambico fu inaugurato nel 1980. Alla sua realizzazione si incominciò a lavorare sin da quando, negli anni ’50 del XX secolo, arrivarono in Puglia i primi Padri Missionari. Dopo il 1950, a varie riprese, i Missionari continuarono a venire in Italia per vacanze e riposo, portando dall’Africa numerosi e differenti oggetti dell’artigianato locale. Questi manufatti, inizialmente raccolti in una stanza del Santuario di Santa Fara, in seguito, con la realizzazione del museo, hanno costituito il nucleo centrale del museo.

17 Museo del sacrario dei Caduti d’oltremare

Il Sacrario Militare Caduti d’Oltremare, realizzato da ingegneri del Ministero della Difesa, fu inaugurato il 10 dicembre 1967. Vi sono custoditi i resti mortali di oltre 75.000 caduti, di cui 45.000 ignoti, riportati in patria al seguito della dismissione dei cimiteri di guerra, costruiti nei territori d’Oltremare ove operarono le unità italiane durante la I e la II guerra mondiale (Balcani, Africa settentrionale e orientale). L’ampia zona circostante, sistemata a parco, ospita il Museo all’aperto con monumenti ai caduti e cimili militari. Da questo Sacrario dipende il Cimitero Militare Polacco di Casamassima che custodisce le salme di 431 caduti polacchi della II guerra mondiale.

18 Altri luoghi da visitare a Bari

Bari vecchia - Foto di Thea Smc
Bari vecchia – Foto di Thea Smc

19 Nei dintorni di Bari: Torre Pelosa

Nella frazione Torre a Mare di Bari , intorno al 1500, allo scopo di difendere la costa dalle incursioni dei pirati e dei predoni che infestavano il mare Adriatico, fu edificata una torre di avvistamento, tuttora esistente al centro della piazza principale. Da allora la località prese il nome di “Torre Apellosa” o “Torre Lapillosa“, trasformato successivamente in “Torre Pelosa”, e divenne un piccolo borgo di pescatori che vivevano per lo più in trulli e grotte naturali e riparavano le proprie imbarcazioni nel porticciolo alla foce di lama Giotta.

20 Cosa mangiare a Bari

I piatti baresi mutuano dalla cucina pugliese anche se ci sono alcuni prettamente locali. Tra questi certamente la tiella barese (riso, patate e cozze) ma non mancano altri piatti da gustare. A tal proposito abbiamo scritto un articolo con alcuni suggerimenti su cosa mangiare e dove a Bari.

Dove e cosa mangiare a Bari
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Giornalista professionista, già cronista de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, è specializzata in viaggi, food, musica e tecnologie. Cofondatrice dell’agenzia di comunicazione e Digital PR FullPress Agency, è direttrice responsabile di FullTravel.it, magazine di viaggi e di “VerdeGusto”, oltre ad altri due magazine. E’ autrice di “Digital Travel” e “Digital Food” , rispettivamente quarto e quinto libro, per Flaccovio Editore. Digital Travel & Food Specialist, è consulente e docente in corsi di formazione ed è delegata del SUD e Isole dell’Italian Travel Press(ITP).

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